La notte scorsa si è disputata la seconda partita tra Cardinals e Red Sox, che con la vittoria dei primi ha riportato la serie in parità. La cosa entusiasmante è stato il ritmo impresso dai lanciatori partenti, John Lackey per Boston e soprattutto Michael Wacha, lanciatore dei Cardinals, un ragazzone alto due metri che pesa 95 kg con una palla da 95 miglia orarie.
Michael Joseph Wacha è nato nell’Iowa nel 1991, quindi giovanissimo, è selezionato al draft nel 2012 come prima scelta dei Cardinals (19° assoluto).
Nipote di Dusty Rogers lanciatore dei Cincinnati Reds anni 80, frequenta l’High School in Texas dividendo il suo tempo sportivo tra il baseball e il basket eccellendo in entrambi. Passa alla Texas A & M University e poi al baseball professionale. Il passaggio nelle minor è rapidissimo tant’è che nell’anno stesso della scelta (2012) esordisce in MLB.
L’inizio del 2013 con St Louis è a fasi alterne, ma con il trascorrere del campionato il suo apporto diventa fondamentale nella conquista del Pennant di National League.
La sua prima partita nella World Series di ieri sera è spettacolo puro. In sei riprese concede 3 valide, 4 basi ball e confeziona 6 strike-out. Unico errore una fastball rimasta alta esterna, che Big Papi Ortiz punisce con un homerun in campo opposto, sopra il green monster che vale due punti, portando il parziale sul 2-1 per Boston, poi rimontato da St Louis sul 4-2 e vittoria quindi per Michael Wacha.
I migliori lanci di Wacha sono la fastball (92-94 miglia con punte da 97) e il cambio (12-14 miglia in meno) che controlla benissimo. Inoltre ha una tale sicurezza sul monte che si potrebbe paragonare a quella di un veterano.
Quello però su cui vorrei soffermare l’attenzione e che è il motivo di questo articolo, è il ritmo che Wacha impone alla partita.
Cronometrando il tempo di ogni lancio, dal momento in cui la palla si insacca nel guanto del ricevitore alla successiva, passano in media dai 12 ai 14 secondi. Questo naturalmente con nessun corridore in base. Anche con basi occupate però i tempi sono ridottissimi. Praticamente effettuato il lancio, Michael Wacha rientra prontamente in pedana camminando all’indietro, riceve la palla del catcher e si rimette in posizione. Attende che il battitore sia pronto e con un caricamento energico e tonico riparte per il lancio successivo.
In questo modo la partita acquista un ritmo piacevolissimo, gustando lo scontro lanciatore battitore e relative chiamate dell’arbitro. Oltre alla qualità della partita ne beneficia sicuramente la difesa che rimane concentrata lancio dopo lancio, per tutto il tempo della gara.
Questo modo di lanciare non è per nulla insolito. Sempre più lanciatori in MLB sono rapidi a dispetto di chi continua a sostenere che un buon lanciatore per trarre in inganno il battitore deve cambiare ritmo o peggio, coloro che intimano al proprio lanciatore di andare piano e prendere tempo.
Nel College e Università, che è la scuola principe del baseball, il ritmo sostenuto di un lanciatore è diventata la regola. Tutti i pitching coach delle buone università lo insegnano. Portiamo questo messaggio anche in Italia e il pubblico gradirà maggiormente le partite.
Naturalmente ottenere un lanciatore che abbia un buon ritmo non è così semplice e non basta dirlo. Si deve innanzitutto educare fin dalla giovanili e prepararlo atleticamente ad affrontarne la fatica. Solo i buoni atleti ci riusciranno.
Questo è il baseball moderno.
Nel filmato qui sotto Wacha Vs Victorino nel primo turno di battuta della partita di ieri sera al fenway park
Buona preparazione invernale!
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Maverick (venerdì, 25 ottobre 2013 14:34)
Ciao Paolo,
vedendo tante partite di IBL credo che uno dei problemi principale sulla lentezza delle nostre partite sia imputabile anche al fatto che i battitori escono spesso dal box tra un lancio e un altro, aggiustandosi guantini, pulendosi scarpini o semplicemente ripetere qualche giro di mazza a vuoto. Se non sbaglio, da regolamento non si potrebbe nemmeno uscire dal box se non con un piede. Ma al di la di questa regola che non so se esiste anche in IBL oppure no, gli arbitri dovrebbero avere maggiore sensibilità a riguardo. In merito al ritmo del lanciatore, la mia opinione è che il ritmo si spezza solo al fine di interrompere l'inerzia positiva della fase di attacco degli avversari. Ossia, subisco due valide consecutive con pochi lanci, a quel punto spezzo il ritmo cercando di interrompere la fase positiva dell'attacco avversario.
paolo (venerdì, 25 ottobre 2013 16:03)
Maverick, è vero, la regola dice che non si può uscire con i due piedi dal box di battuta. E' stata applicata in modo ferreo il primo anno e poi via via che è passato il tempo il controllo è diventato meno pressante a cominciare proprio dalla MLB. Personalmente trovo che la regola sia esagerata, ma la lentezza di alcuni battitori è veramente fastidiosa.
Quello che dici sui lanciatori è corretto. Potrai comunque constatare che a parte alcune eccezioni, i nostri lanciatori sono "sempre" molto lenti. Poi prender fiato dopo aver preso un paio di valide ci sta. Ciao!
franco ludovisi (domenica, 27 ottobre 2013 00:47)
Su incarico della testata Tuttobaseball alcuni anni fa ho misurato il tempo intercorso fra un lancio e l'altro nell'IBL.
Per i lanciatori stranieri intercorrevano 18/19 secondi (tempo rilevato col metodo indicato da Castagnini) mentre per i lanciatori italiani 20/23 secondi: ed affrontando ambedue le categorie di pitcher sempre gli stessi battitori della nostra IBL.
Poi non conclusi il lavoro perchè il comportamento dei battitori influenzava troppo l'intervallo temporale fra due lanci.
Veniva comunque evidenziata la maggior lentezza dei pitcher italiani che allungavano una gara di circa dieci minuti in totale.
Dal filmato si nota certo la sollecitudine del lanciatore, ma a me impressiona di più il solerte comportamento del battitore nel riposizionarsi fra un lancio e l'altro.
Mirco Mosca (martedì, 29 ottobre 2013 16:24)
Fino a che in campo senti allenatori dire " prendi tempo. .. non fare la macchina..." il baseball resta e resterà lento tremendamente lento