L'amico Franco Ludovisi nel suo ultimo articolo pubblicato qui su Baseball On The Road "Istruire ad oltranza o meglio attrarre e divertire?" praticamente va a toccare un mio nervo scoperto. Franco con la capacità di analisi che lo contraddistingue pone una domanda che secondo me è la madre di tutte le domande, quella che ci dobbiamo per forza porre come allenatori. "Con la mia squadra sto facendo veramente quello che io credo sia giusto? e quello che io credo sia giusto è quello che la società vuole da me?"
Quante sono le società che hanno ben chiaro quali sono i loro obiettivi e che trasmettono le indicazioni ai propri allenatori? Non ho dubbi che il Presidente del San Marino di IBL1 chieda a Doriano Bindi che l'obiettivo del prossimo campionato sia quello di vincere lo scudetto.
In altre realtà, l'obiettivo è sempre così chiaro?
Franco scrive "ma questa istruzione “ad oltranza” dei prospetti, sicuramente necessaria ed indispensabile per chi abbia mire alte, molto alte, è compatibile con il baseball giocato in Italia attualmente?" Io rispondo Si perché per me è questa l'essenza dello sport.
Poi prosegue " Un giovane che si avvicina al baseball pensa che una preparazione professionale sia necessaria per praticare uno sport che lo dovrebbe “in primis” divertire ed attrarre? Io rispondo No, perché chi si avvicina sicuramente deve essere attratto dal divertimento di tipo ludico. Però qui di quale età stiamo parlando? Per me chi si avvicina al baseball dovrebbe avere 8/12 anni e non di più. Sempre se vogliamo fare sport agonistico altrimenti non ci sono problemi e va benissimo il divertimento a qualsiasi età.
Poi Franco esprime un concetto per me importantissimo: "Dalle testimonianze dei giocatori italiani impegnati con costanza nelle strutture americane pare ci voglia per prima cosa la voglia di eccellere soprattutto per la complessità della preparazione e l’impegno in campo e da questo ne conseguirà, in caso di riuscita, la soddisfazione personale e il concreto ritorno economico, se non il divertimento."
Ecco la chiave di tutto.
Da quanti anni occupiamo ore e ore, giornate su giornate per cercare di cogliere ogni novità tecnica e la cerchiamo spesso nei bravissimi coach provenienti da Stati Uniti o Cuba, ecc.?
I suddetti bravi coach che vengono da oltreoceano danno però per scontato un concetto che Franco ha scritto perfettamente: la voglia di eccellere degli atleti.
Ludovisi prosegue poi dicendo " Non ho risposta, se non personalissima alla considerazione:
penso che il nostro baseball, quand’anche mascherato da baseball in “grande in divenire” resti pur sempre un baseball ancora molto lontano, lontanissimo dagli obiettivi che adesso gli si vogliono dare.
Ecco io non concordo con questa ultima affermazione dell'amico Franco Ludovisi per i seguenti motivi:
1 - In questo periodo storico non è detto che atleti italiani non possano raggiungere altissimi livelli ed avere un concreto ritorno economico. Alcuni ci sono riusciti negli ultimi anni, proprio perché hanno avuto la voglia di eccellere.
2 - La voglia di eccellere però non deve essere mossa solamente dall'obiettivo del ritorno economico, ma anche dalla voglia in se di crescere e di migliorare. Altrimenti dobbiamo constatare il fallimento dei principi Olimpici.
3 - Sono convinto che chi ha la voglia di eccellere debba avere da parte di noi tecnici tutti gli strumenti necessari al raggiungimento del suo obiettivo.
4 - Il divertimento che cos'è? per me è fare la cosa che più ti piace e nella maniera che tu ti aspetti. Ecco quindi che chi vuole giocare facendo poca fatica si divertirà lavorando poco, ma chi vuole veramente cercare di raggiungere il massimo da se stesso, si divertirà solamente se potrà lavorare duro e tornare esausto da ogni allenamento e sicuro di aver dato il massimo.
Vorrei concludere invitando tutti i tecnici a riflettere veramente su questi concetti. Quando siete in campo con i vostri atleti state offrendo loro ciò che
cercano? e ciò che loro cercano è quello in cui anche voi credete? e gli obiettivi che vi ha dato la società coincidono? allora siete connessi e farete un grande lavoro.
Per quanto mi riguarda, una squadra che gioca per il divertimento inteso come lo stare insieme in amicizia, giocando e allenandosi senza la ricerca di migliorare i propri limiti e senza cercare la voglia di eccellere, privilegiando la baraccata serale a base di bracciole e birra, non è la squadra che fa per me.
La carellata di atleti di cui ho inserito le foto sono solo alcuni dei nostri prospetti. Ce ne sono altri, molti altri. Ci sono stati nel passato; ce ne sono di più nel presente e sono convinto
che molti di più lo saranno in futuro. I nostri ragazzi Italiani possono avere gli stessi obiettivi dei loro coetanei Americani. Basta che ci credano e che abbiano la forza di
eccellere. Già questa ricerca li farà grandi indipendentemente dal livello che riusciranno a raggiungere.
Ringrazio Franco Ludovisi per l'occasione che mi ha dato e in amicizia gli voglio ricordare che sono stato un suo allievo e che non è mica proprio vero che pensava solo a farmi divertire :-)
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Michele Pilutti (venerdì, 15 novembre 2013 09:38)
Caio a tutti, volevo brevemente commentare questo articolo.
Quanto detto è sempre corretto,andrà solo ben posizionato nel tempo, i nostri bambini quando si approcciano al nostro sport, spesso mancano delle normali abilità motorie (correre, saper arrampicarsi, rotolare, saltare etc.), in questi casi bisogna far divertire giocando per far imparare, queste normali fasi della crecita atletica, successivamente facendo attenzione ai giusti periodi si farà emergere la voglia di eccellereper far diventare campioni i migliori talenti. Tutto questo è auspicabile anche se di difficile attuazione.
franco ludovisi (venerdì, 15 novembre 2013 09:59)
Come non essere contento della risposta di Paolo che mi dà addirittura ragione su alcuni punti da me sostenuti!
Come non essere d’accordo su altri punti che, se trattati nell’ottica di Paolo, sono sacrosanti.
Io scrivo d’impulso rifacendomi prevalentemente alle mie sensazioni ed esperienze.
Non avevo la fast da 90 miglia, ma cercavo di migliorare la mia velocità e mi “divertivo” molto con le curve;
non battevo lungo e profondo. Ci provavo e raramente mi riusciva: ma mi “divertivo” a “forare le difese” battendo nelle zone valide.
Capito il concetto mio di “divertimento” che mi ha permesso di eccellere anche in Nazionale dove il mio “divertimento” mi ha portato?
Ho anche fatto un intero campionato dove la “baraccata” era la regola (1971 Yankees – San Giovanni in Persiceto): non era il massimo del baseball neppure di allora, ma mi sono “divertito un casino” ed abbiamo anche vinto il Campionato!
Per tornare al serio ripeto:
penso che il nostro baseball, quand’anche mascherato da baseball in “grande divenire” resti pur sempre un baseball ancora molto lontano, lontanissimo dagli OBIETTIVI CHE “ADESSO” GLI SI VOGLIONO DARE.
Che siano obiettivi corretti nessuno lo mette in dubbio.
Frankie (sabato, 16 novembre 2013 10:09)
A mio modesto avviso il punto cardine di tutto è in ciò che ha affermato Michele: "quando i bambini si approcciano al nostro sport, spesso mancano delle normali abilità motorie" e per quanto di mia conoscenza la scuola è al quanto assente in materia, e non sempre per responsabilità degli insegnanti, bensì per le strutture. Chi ha avuto l' opportunità di viaggiare negli USA ha potuto constatare che tutte le High School (Medie Superiori) sono dotate di campi da gioco per ogni sport, la qualcosa da noi è utopia considerato anche che spesso le scuole sono situate in palazzi presi in affitto con le relative problematiche. Considerate le caratteristiche del nostro sport dove la coordinazione dei movimenti è forse più rilevante rispetto ad altri, risulta evidente che se un bambino si avvicina al baseball intorno agli 8/9 anni (negli USA a quest'età già partecipano a campionati), per noi tecnici è possibile intervenire e sviluppare le attività motorie e, pertanto, sperare di costruire un campione! Quando invece ciò avviene in età più avanzata il compito diventa alquanto arduo, anche se il vecchio motto è sempre valido: "Per fare un buon giocatore ci vuole un tecnico che sappia insegnare ed un allievo che ha voglia di apprendere".
Frankie (sabato, 16 novembre 2013 10:34)
In aggiunta a quanto espresso precedentemente ed in riferimento agli obiettivi menzionati da Paolo, credo fermamente nella teoria che compito primario dei tecnici delle attività giovanili sia quello di insegnare oltre ai fondamentali tecnici anche l'aspetto mentale del gioco, non esasperando il concetto del vincere ad ogni costo. Eseguire correttamente i fondamentali comporta automaticamente il giocare bene, il divertimento ed il risultato viene da sè. Essendo di estrazione USA ed appassionato di MLB, è a quella scuola che faccio riferimento, ed a questo proposito racconto un aneddoto: Parlando del più e del meno con un coach delle leghe minori (attualmente coach di 3B nelle majors), mi disse che la differenza principale tra un allenatore delle majors e delle minors era che l'obiettivo del primo era vincere, mentre quello del secondo era di preparare i giocatori ed era bravo se ogni anno almeno due dei suoi giocatori raggiungevano l'obiettivo.