Faccio seguito alla pubblicazione dei tre articoli "Il rivoluzionario baseball di Cuba" con questo ricordo personale
Correva l’anno 1996, mese di gennaio, quando mi fu recapitata una lettera dell’avv. Flavio Fasano, sindaco della Città di Gallipoli, con la quale venivo invitato a far parte della Delegazione Ufficiale del suo Comune che avrebbe effettuato a Cuba una visita programmatica per avviare la realizzazione del gemellaggio tra l’Avana e Gallipoli stessa. Accettai con intensa partecipazione poiché andavo a coprire, nell’ambito della Delegazione, il mancante tassello sportivo ed anche perché la realizzazione di quel gemellaggio nasceva dall’idea universale che voleva essere forte presenza in chi crede nella cultura, nell’arte, nella solidarietà e nella fratellanza tra i popoli. Inoltre tra le varie fasi del protocollo ufficiale era previsto l’incontro con il mondo dello sport cubano ed in particolare con il Cro. Carlos Zabala, delegato del baseball, ed Humberto Vàzquez Lòpez, presidente de Reglas y Arbitrje del baseball.
Con le credenziali della Fibs che da anni, tramite e fautore l’allora Presidente Aldo Notari, aveva già intrapreso rapporti di costruttiva collaborazione evidenziata in Italia dalla presenza di molti tecnici, giocatori ed anche arbitri provenienti dall’isola caraibica e di quelle della squadra di baseball di Matino, località vicino a Gallipoli, fortemente intenzionata a dare credibilità alla sua fase di crescita nell’ambito della Serie B, portavo e custodivo nel mio personale folder i giusti parametri per eventuali futuri scambi inerenti tutti alla preparazione e conduzione tecnica del gioco sia del baseball sia del softball.
Si volò all’Avana e dal 24 al 30 gennaio di quell’anno molti furono gli incontri con gli esponenti del Governo dell’Avana e dopo vari colloqui inerenti l’economia, il turismo, lo sport, la cultura (all’Università dell’Avana si studia la lingua latina e si leggono testi di Cicerone, Tacito, Tito Livio e Giulio Cesare ) e relative intese ed accordi, alla Delegazione fu possibile assistere anche ad una gara di cartello del campionato della massima serie tra la locale squadra dell’Industriales contro i verdi del Cianfuegos.
Fu un’apoteosi di colore a seguire, giochi di scelta senza respiro con un’interpretazione magistrale nei diversi ruoli dal sapore di prima pagina e segnali dalla panchina che sapevano di canonici elzeviri. Sembrava lo svolgersi di un film appositamente realizzato per i componenti della Delegazione tanto che sulle tribune il gioco emanava fascino e donava ai giudizi interesse ed emozioni. Inoltre, la miscela dei giochi continuamente esplodeva in una tecnica ricercata dove la fantasia e briosità tutta latina stava ponendo molti distinguo alla linearità e potenza del batti e corri di fattura statunitense.
I polsi così tremarono più volte sotto i legni della cianfuegos listada che alla 3^ entrada, con due out ed una scelta di tempo di fine antologia, andava a siglare ben tre punti. Sembrò l’inizio di una fine già scontata. Ed invece il calamitato gioco dei locali, con un parador en corto ad esibirsi con prese da globetrotter e prorompenti argomentazioni tra la segunda e primera base, arginò sapientemente i verdi jonrroneros realizzando poi alla 6^ entrada, con analoga situazione di due out a sfavore, l’insperato pareggio ed il successivo mefistofelico vantaggio.
Annotai allora che quello era un baseball privo di attenuanti e che sapientemente configurava le qualità ed i limiti di ben due filosofie caratteriali, quella cubana e quella americana appunto. Due filosofie dissimili e tuttavia egualmente favolose che ben si specchiano l’una nel destino dell’altra in attesa che la geopolitica abbatta gli embarghi e quant’altro per riprendere a volare insieme e possibilmente con gli stessi colpi d’ala.
Ma mentre trascrivevo questi pensieri fu alle 18 in punto che nell’affascinante Estadio Latinoamericano, capace di ben cinquantacinquemila posti a sedere, il tempo sembrò fermarsi per un eterno minuto di silenzio e di emotività. Si stava svolgendo la cerimonia dell’ammaina bandiera. Così, mentre la stella bianca a cinque punte su campo rosso equilatero con strisce bianco blu a seguire scendeva lentamente, alla base del pennone risaltò un motto che la dice lunga sulla sensibilità di questo popolo così intimamente legato alla propria dignità: “Non c’è terra più bella che la mia”, ovvero Cuba è del popolo, ma il popolo è Cuba.
Sono solo ricordi, ma non è poco per chi crede ancora nei valori veri.
Michele Dodde
Qui sotto la medaglia commemorativa dell'evento
Scrivi commento
Rosa Mariano (mercoledì, 30 novembre 2022 14:52)
Che esperienza memorabile!
Caro Michele i tuoi racconti sono sempre avvincenti.
Un caro saluto
Dario (mercoledì, 30 novembre 2022 17:45)
Michele !!! Hai centrato perfettamente tutto. Un pezzo che descrive in modo poetico ed anche sociologico il gioco e la cultura ed il sentire cubano. COMPLIMENTI!!!
Aldo Accettura (mercoledì, 30 novembre 2022 17:57)
Caro Michele, ho apprezzato moltissimo il tuo modo di scrivere così chiaro e preciso. Io non conoscevo questo sport se non per sentito dire, mi hai entusiasmato con tutte le storie dei protagonisti da te raccontate.
Complimenti.
Maria Luisa Vighi (mercoledì, 30 novembre 2022 19:57)
Non ti manca,come sempre ,la precisione, la competenza, la fluidità del linguaggio ma questa volta c'è un elemento in più: la valigia già pronta per ripartire che si intravede...!
Claudio (mercoledì, 30 novembre 2022 23:36)
È ormai un ritornello, ma è la verità; non ho avuto nessuna conoscenza e quindi neppure attrazione o passione per il baseball, ma … da quando seguo le notazioni ed i ricordi di Michele , si acuisce il desiderio di penetrare questo sport , la sua filosofia, i suoi protagonisti . Quando poi , si riscopre che un non meglio conosciuto paese Matino (perché già una volta venne posto all’attenzione del lettore) era fucina e motore di questo sport, si rimane attoniti ; nella mia città (Brescia ) non vi è traccia di baseball, non ci sono diamanti, non si parla di inning … o similia , quindi alla ignoranza si sostituisce la curiosità ed il desiderio di conoscere. Ho così ripercorso quanto gioiosamente e con avvincente competenza ha nel tempo scritto Michele e … mi convinco che il baseball è più di uno sport, ma è un modo d’essere di cui non ho saputo cogliere l’insegnamento . Sapere di non sapere è una conquista mentale che ammette un vuoto , farò in modo di colmare il vuoto.