Che il baseball e softball italiano siano in piena crisi di numeri questo è fuori discussione. Difficoltà a reclutare, a costruire squadre e soprattutto gestirle; pochi soldi, volontariato in crisi, poco interesse dei media ed infine pubblico fortemente diminuito. C’è anche un altro dato di fatto: quasi tutti gli sport a “minore interesse” soffrono il momento storico. Persino il calcio non ne è indenne. Si, anche il calcio risente di questi problemi fatto salvo il “grande calcio”, ma questa è un’altra cosa ed è legata allo spettacolo. Quindi lo sport “tutto” è in crisi ad esclusione dello “sport/spettacolo”. Il reclutamento è difficoltoso per tutti (parlo di numeri relativi e cioè ora rispetto prima); i volontari sono sempre meno; i soldi degli sponsor sono sempre meno (colpa della crisi); la sedentarietà unita alla comodità televisiva è sempre di più e quindi niente stadio. La forbice tra lo sport e lo sport/spettacolo è sempre più aperta.
Chi condivide questa immagine dovrebbe anche essere d’accordo che ci sono due strade da scegliere. Sostenere che “è così; è il momento storico e non possiamo farci niente” oppure reagire e muovere azioni per contrastare la situazione. Nella prima ipotesi abbiamo già finito. Chi è propenso per la prima può già chiudere questa pagina perché il resto è noia.
Seconda strada, reagire.
Partirei innanzitutto dal baseball e softball italiano come immagine.
Che cosa vuole essere questo sport? Come si propone alla gente comune? Se cerco di isolarmi dal mondo specializzato che conosco molto bene e divento per un istante l’operaio, il ragioniere, l’insegnante, l’imprenditore, lo studente insomma la persona comune mi viene da dire: Che domande sono? Il baseball/softball è uno sport! Simile al calcio, al rugby, al basket, e a qualsiasi altro. Sicuramente diverso, ma sempre sport è.
Bene. Detto questo la seconda domanda che pongo alla persona comune è la seguente: qual è l’aggettivo più vicino ad identificarlo? Risposta: “noioso”. Bene so già che qui a qualcuno girano i cosiddetti, ma mettete pur via il vostro amore viscerale; il baseball per gli Italiani è noioso, il softball sicuramente meno, ma entra nella stessa categoria.
Allora se è vero che il baseball per le persone comuni di per sé è noioso, la domanda: “perché c’è poco pubblico alle partite?” io la porrei in modo diverso: “perché mai una persona comune dovrebbe venire alle partite di baseball?”
Bene a qualcuno continuano a girare i soliti…… Insisto con il dire a queste persone che se la possono mettere via.
Chi va a vedere una partita di baseball?
Serie C - B – A alcune mogli, fidanzate, qualche raro figlio (finché è piccolo) genitori, rari amici. Totale del pubblico? 20 – 30 - 40 persone. Se pensiamo che in campo ci sono mediamente una quarantina di persone si può affermare che c’è una persona del pubblico per ogni persona in campo.
Per l'IBL è un’altra cosa qualcuno sostiene. Certamente, fasi finali, play off sicuramente si, regular season poco di più delle serie minori, ma ben lontani da un numero che si possa definire pubblico. Softball Serie B – A e ISL vale la stessa cosa.
Se non siete d’accordo chiudete l’articolo qui, altrimenti se vi interessa l’argomento leggete ancora.
Quindi la persona comune non viene allo stadio per vedere una partita di baseball perché è noiosa. Qualcuno potrebbe sostenere che questo non è vero perché negli anni 80/90 c’erano gli spalti pieni. Giusto. Negli anni 70 però bastavano cinque persone che strimpellassero musica rock e sotto il palco si radunavano centinaia di ragazzi e ragazze entusiasti. Ora no, non solo devi essere bravo, ma devi anche avere il supporto dei media altrimenti ai tuoi concerti non viene nessuno.
Che cosa è cambiato? Palato fino; Comodità; Noia; Alternative; e chi più ne ha più ne metta. Signori benvenuti nell’anno 2014.
Molti amici che scrivono sui nostri siti specializzati sostengono che è la formula del campionato che non va bene e che non da interesse. Altri che il livello si è abbassato. Altri ancora sostengono che ci sono troppi stranieri e troppi oriundi.
La mia opinione? Niente di tutto questo. Se noi portassimo un girone di MLB in Italia per un campionato (senza l’aiuto dei media ovviamente) ci sarebbe sicuramente molta più gente, ma composta quasi esclusivamente da addetti ai lavori. Mancherebbero ancora le persone comuni. Sapete perché? Perché nell’immagine collettiva per gli Italiani il baseball è noioso.
Provate a digitare su google “sport noioso” e leggete i risultati. Moltissimi danno il baseball come lo sport più noioso e chi lo difende parla di MLB, mai di baseball italiano.
Qualche mamma e papà sosterrà che non è vero. “Quando c’è il battitore pronto e l’arbitro chiama gioco il mio cuore batte all’impazzata!” – Si perché c’è tuo figlio. “Quando c’è una bella battuta mi alzo in piedi ad esultare! “– Si perché c’è tua figlia. “Quando c’è una spettacolare azione impazzisco di gioia!” – Si perché ci sono i tuoi figli. Alla persona comune il cuore batte normalmente e non sente la voglia di alzarsi per esultare e impazzire di gioia. Anzi dopo mezzora ha voglia di alzasi e andarsene.
L’appartenenza. Adriano Celentano l’ha messo persino in una canzone:” Io dell’Inter, lei del Milan o bella mora …..” Il mondo calcistico italico è fortemente legato all’appartenenza alla propria squadra cosiddetta del cuore. I media rinvigoriscono fortemente questo sentimento esaltando l’interesse domenica dopo domenica. Allo stadio si è incollati ai piedi dei calciatori 45 minuti X 2 e anche un battito di ciglia sembra disturbare. Il giorno dopo al bar o sul lavoro non si parla d’altro.
E il baseball? Sicuramente no. Poca appartenenza e attenzione limitata al momento dell’azione. Sembra un concetto di poco conto, ma non lo è. Il problema è che qui in Italia tutto è strutturato come il calcio. Ma il baseball e il softball non sono il calcio!
Il baseball va assaporato come un buon brandy seduti in poltrona davanti ad un caminetto.
Il baseball è l’unica passione americana diversa ad un fast food. Il baseball è un "pastime" un passatempo.
Quindi qual è la soluzione al problema? Cambiamo l’immagine di questo sport. I difficili momenti di crisi possono diventare grandi opportunità. Cavalchiamo il momento difficile per proporre qualche cosa di nuovo.
Se continuiamo a proporci come il calcio saremo sempre perdenti.
Come? Al prossimo articolo vi racconto il mio parere. Se nel frattempo volete scrivere la vostra opinione potete usare il form dei commenti o inviare una mail qui
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Fabio Borselli (venerdì, 25 luglio 2014 12:48)
Centro!
Il nemico più grande del baseball e del softball sono l baseball ed il softball stessi...
Sono gli atteggiamenti "esoterici" degli addetti ai lavori a cui sembra piacere l'essere pochi, il non confondersi con le masse, che hanno creato il mito del gioco astruso, difficile.
Se non lo capisco non lo apprezzo e mi annoio.
I pochi coraggiosi che seguono figli mariti, mogli fidanzati si trovano, inoltre, di fronte un mondo dove apparentemente nessuno si diverte:
liti con gli arbitri su ogni lancio, su ogni chiamata, divise brutte e spesso in disordine, parolacce, campi tenuti malissimo, fumo e birra nei dug out, atleti che tutto sembrano fuorché atleti e chi più ne ha più e metta.
Siamo "sport minore" questo è certo.
Rimarremo tale fino a che i nostri club, i nostri addetti (allenatori in primis) non presenteranno un prodotto migliore.
Ricominciamo a riempire i campi di bambini che fanno un'attività sana, divertente, per loro, invece che studiata per soddisfare l'ego degli adulti, il pubblico, piano piano, arriverà.
Daniele Metelli (venerdì, 25 luglio 2014 12:51)
Ciao Paolo,
il baseball come ogni sport deve poter diventare una "passione", e il baseball ha le carte in regola per questo... bisogna riuscire a farlo entrare nel cuore della gente che deve cominciare a capirlo e ad appassionarsi.
E' vero che agli occhi di una persona "normale" alla quale viene proposto il calcio continuamente dalle TV, dai discorsi da bar, ecc potrebbe apparire "noioso" il baseball ma non è così, va conosciuto in tutte le sue sfaccettature...
Non credo bisogni "proporre qualcosa di nuovo" ma solo cambiare il modo di presentarsi, il baseball non è il calcio e questo è ovvio, non può presentarsi nello stesso modo (a volte trovo partite di calcio noiosissime che poi scatenano settimane di risse da bar...).
Forse perchè il baseball lascia pochi motivi per scatenare la rissa da bar?, forse perchè gli italiani sono troppo abituati al calcio... chissà, io però posso portare esempi di persone che si appassionano a una partita di baseball (a partire dai ragazzi delle giovanili senza bisogno di arrivare alla IBL) indipendentemente da chi c'è in campo.
Il baseball aiuta anche a costruire un certo "stile" nei giocatori, nei coach e nel pubblico stesso, difficilmente sarà necessario "separare" i tifosi due squadre anche con molta competizione e rivalità cosa che nel calcio diventa tassativa anche per le giovanili... Se è questo il target di tifoso forse prima di "adeguarsi" è meglio pensarci bene...
Personalmente devo dire che quando posso una partita non me la faccio mancare indipendentemente da chi gioca... per esempio mi ha soddisfatto e divertito molto la partita dei cadetti di finale EA a Novara dove sono andato pur non conoscendo nessuno e sono tornato molto soddisfatto di aver visto una bella partita!
Il baseball sa attirare, sta alle società dimostrarsi aperte, disponibili verso il pubblico coinvolgendo i ragazzi perchè è proprio da loro che si costruisce il futuro, in questo modo coltiveremo appassionati e pubblico per il domani.
Ad agosto vado negli USA... ti racconterò un po' di questo viaggetto :)
Buona giornata!
Daniele
Daniele Metelli (venerdì, 25 luglio 2014 12:53)
Fabio,
sottoscrivo e SOTTOLINEO questa tua frase!
"Ricominciamo a riempire i campi di bambini che fanno un'attività sana, divertente, per loro, invece che studiata per soddisfare l'ego degli adulti, il pubblico, piano piano, arriverà."
hai colto nel segno!
Buona giornata!
Orlando Vegni (venerdì, 25 luglio 2014 13:35)
ciao Paolo, ieri notte ho visto circa mezora della partita Rimini - San Marino. Mi dispiace dirlo ma sono rimasto inorridito nel vedere il livello tecnico in campo. Giocate con il cloroformio ed errori inammissibili per una massima serie. Ma come si può pretendere che la gente spenda del suo tempo e soldi per una cosa simile? Infatti ribune deserte. Quanta nostalgia per i miei bei vecchi tempi. Io la soluzione non la conosco ma se ripartiamo da zero, ovvero da tutti italiani di vivaio e massimo due stranieri, preferibilmente americani, forse è meglio. Ogni tua proposta è sacrosanta. Con infinita stima, Orlando #24
Maverick (venerdì, 25 luglio 2014 14:47)
Caro Paolo,
hai toccato un argomento di sicuro interesse e altrettanto spinoso.
Tanto ho scritto in altri forum su questo argomento e tanto ho cercato nel mio piccolo di dare soluzioni e suggerire strade alternative.
I problemi del baseball li conosciamo tutti, è sulle soluzioni che non troviamo strade comuni. Un pò perchè ognuno ha - giustamente - la sua idea, un pò perchè ognuno difende il suo misero - in certi casi nemmeno tanto - orticello. In sintesi, arroganza e miopia fanno si che la situazione sia in stallo. Le ultime elezioni presidenziali hanno confermato tutto ciò. Attendo tuo secondo articolo per dire la mia.
Cordiali saluti.
ila Molossi (venerdì, 25 luglio 2014 19:05)
io ho cavalcato l'onda del Pacifico per dirla come i più grandi surfisti, il Baseball! tutto puo' considerarsi giusto o sbagliato che sia... si è ancora in possesso di esprimere opinioni...
punto 1.io c'ero quando Aldo Notari era il Presidente del Parma, dalla Germal...eh sì, nasco nel 1961 che per me altro che mitico anno...
però ho incontrato il meglio della piazza anche tra gli avversari..che scontri ragass...esistevano proprio le curve degli ultras e nessuno che le mandasse a dire...io ero una ragazzina ma c'ero sempre... la portinaia apriva il cancello di ferro e io dentro negli scaloni di cemento armato da scottarsi le chiappe a vedere i miei Eroi:Italiani a fine lavoro, stranieri dopo una bevuta,una dormita, una giocata al pokerino (Campione rimane "crazy!", Magic fotteva tutti!...allora c'era Mario Salvarani,,poi Tanzi,da anni Rossano...mo' se anghè miga quel..possiamo raccontarcela come vogliamo... ultime: oggi moriva Aldo e io c'ero! nel 2006 al "Suo EUROPEO". altro che portavo i miei idoli a insegnare il baseball ai ragazzini e per non raccontare tutto(divento prolissa...) l'ultima: il vice di mio padre quando mio padre mi chiese se era news da Prima e io risposi:assolutamente sì!, Curti gli rimproverò di mettere in Prima una W di un gioco Americano in cui giocavano in mutande... forse non si è saputo trovare il quid,quell'attimo che passa e fugge via...kaz pensare che siamo stati alla mitica DS di Tito Stagno..tutti dagli sponsor in giù vogliono vincere e avanti con gli stranieri balordi perchè di buoni non ce ne sono miga tant nemmeno là... ila Molossi
Gianluca #29 (sabato, 26 luglio 2014 09:10)
Caro Paolo, ho letto con molto interesse le tue riflessioni sul momento (innegabile) di profonda crisi dello sport italiano in generale e, specificatamente, del baseball e del softball. Io rappresento un praticante "di ritorno" di questi sport, visto che ho giocato a baseball per parecchi anni da ragazzo, per poi approdare alla pallavolo in quasi tutte le vesti possibili (giocatore, allenatore, arbitro e addetto stampa) e infine tornare, due anni fa e sulla soglia dei 40, al "batti e corri", grazie a una splendida realtà amatoriale romana di softball in cui mi sono imbattuto in modo del tutto casuale. Nel passaggio tra le fasi da me vissute in prima persona, ho trovato parecchie differenze, molte delle quali negative.
Sui giornali nazionali, e sui loro siti, il baseball italiano (quando va bene) va cercato con la lente d'ingrandimento nelle brevi.
Una situazione squallida e deprimente, detto fuor di metafora.
A questo punto, come scrivi tu, le strade sono due, e io scelgo la seconda: ripartire reagendo. Un'altra strada è possibile, ne sono convinto: una strada fatta di idee, di creatività e di maniche rimboccate, in cui viene azzerato ogni provincialismo e ogni "cortile" intoccabile, in cui si sfrutta ogni singolo spunto, personaggio e momento per propagandare il nostro sport.
Naturalmente, credo sia necessario un distinguo tra le misure necessarie a rigenerare l'attività di vertice e quelle rivolte al reclutamento dei giovani. Nel primo caso, bisogna tornare a riempire gli stadi e, contemporaneamente, creare una nazionale forte che sia in grado di fare da traino, tecnico e mediatico, all'intero movimento.
Il primo obiettivo si ottiene migliorando il livello del gioco (davvero basso, attualmente) e, ancor di più, inventando dei riempitivi creativi, divertenti e, perché no, istruttivi per i numerosi tempi morti di una partita di baseball. Non me ne vogliano i puristi del gioco, per i quali "pochi ma buoni" vale a tutti i costi; la massima serie, di qualunque disciplina, deve essere innanzitutto uno spettacolo, che piaccia o no, perché il suo successo può garantire la sopravvivenza economica a tutti i livelli più bassi. Massima attenzione, quindi, anche alle divise e ai comportamenti. E massima attenzione, dicevo, alla nazionale: l'epoca d'oro di ogni sport minore coincide sempre con una nazionale vincente e piena di "personaggi" che buchino lo schermo.
Passo rapidamente al reclutamento, con due semplici suggerimenti: baseball e softball nelle scuole e nelle piazze. Durante l'inverno, quando i campionati, anche stranieri, dove giocano i nostri giocatori più importanti sono fermi, perché non spedirli in giro per le scuole a fare propaganda? A giocare con i ragazzi? E perché non organizzare delle feste itineranti nelle piazze in cui far provare il gioco a tutti i passanti, di qualsiasi sesso ed età? Se il beach volley è riuscito a far giocare i suoi campioni in Piazza Duomo a Milano o al Foro Italico di Roma, perché per noi dev'essere vietato anche solo pensare di poter giocare a whiffle ball all'ombra del Colosseo? Iniziamo a farlo, troviamo prima la quantità per poi trovarci, tra qualche anno, a selezionare anche la qualità. Sono operazioni, queste che suggerisco, che non richiedono investimenti pazzeschi e che, al tempo stesso, possono richiamare qualche grande sponsor, che arriverebbe con poche decine di migliaia di euro a un target che, altrimenti, richiederebbe campagne pubblicitarie milionarie.
E finisco questo mia lunghissima (perdonatemi) riflessione, con il settore amatoriale, quello che mi ha accolto da due anni a questa parte: non dimentichiamolo, in questa grande opera di rilancio del nostro sport. Perché l'Italia non vuole sfruttare questo grande veicolo promozionale e di reclutamento? I Red Foxes hanno radunato in due anni più di quaranta giocatori, si autofinanziano senza chiedere lacrime e sangue ai loro membri, schierano due squadre nella Lega Amatoriale Centro Italia proprio per consentire a tutti di giocare. Abbiamo tra le nostre fila giocatori provenienti dal Giappone, da Cuba, dalla Repubblica Dominicana, dal Canada, e rappresentiamo un'isola felice in un mare davvero cupo e tempestoso. Malgrado questo, i nostri dirigenti devono scontrarsi a ogni piè sospinto con ostacoli e gelosie di ogni tipo, trovando difficoltà dove invece dovrebbero trovare soluzioni e sostegno.
Ecco, questa è probabilmente la radice di tutto. Spiegare a chi guida questo sport che è ora di smuovere le acque, di seguire strade e metodi nuovi e di farlo subito perché, continuando così, non avranno davvero più nulla da guidare.
Paolo (sabato, 26 luglio 2014 09:52)
Cari amici, che dire, sono piacevolmente sorpreso da tanto interesse per l'argomento e per la qualità dei vostri interventi. Grazie davvero e continuate a scrivere!
TERZABASE (mercoledì, 30 luglio 2014 10:45)
E' sempre la solita storia che si racconta,ma io sono stato sempre convinto che questo è uno sport "americano" perchè solo gli americani sanno come condividerlo,come passare una giornata o una serata in compagnia di amici o di gente mai conosciuta e mentre si assiste pigramente all'incontro (solo in alcune situazioni ci si esalta)si beve,si mangia e si parla di tutto.Seduti, gomito a gomito,ospitanti e ospitati,condividono le quattro più ore della partita.Questa voglia di aggregazione ,questo modo provinciale di partecipazione da noi non c'è.Abbiamo una tifoseria,negli altri sport e specialmente il calcio, che tollera gli ultrà, pur non condividendone i loro comportamenti,ma però li tollera.Molte provincie avevano raggiunto buon livello di gioco nel passato, ma le squadre si sono arroccate in piccoli feudi e così il baseball non ha potuto crescere a livello nazionale.Quello che dovevano fare gli americani era di inviare loro istruttori,qualche buon giocatore e materiale,il contagio sarebbe arrivato, come quando milioni di ragazzi passarono dalla gazzosa alla COCA-COLA:
Paolo Baroncini (lunedì, 04 agosto 2014 14:28)
Bella e profonda discussione. Condivido con Maverick e Gianluca: Baseball (e Softball) nelle piazze! Proprio ieri sera, a passeggio per una festa cittadina notavo molti ragazzi con i cappelli da baseball delle varie squadre delle MLB. E mi dicevo: se solo gli fosse presentato quello che sta dietro a quel "simbolo" forse sarebbero ancora più contenti ed orgogliosi di indossarlo. E noi saremmo orgogliosi si accoglierli.