Traduzione dell'articolo di Ken Rosenthal "The challenges of a hitting coach" pubblicato su Foxsport.com
Per Greg Walker la parola magica è motivare.
L’attacco dei Braves non sta andando molto bene, segna una media di 3,78 punti a partita, tra le più basse della National League. Naturalmente non è un problema solo dei Braves, l’attacco è in crisi per quasi tutte le squadre delle majors, ma questo non è una consolazione per il loro hitting coach, Greg Walker, il quale ha il compito di far diventare consistente ciò che è inconsistente.
Walker è al suo terzo anno con i Braves dopo averne spesi nove con i Chicago White Sox, compreso l’anno in cui vinsero le World Series nel 2005.
Ai tifosi poco importa che l’età media della squadra sia 26,5, tra le più giovani della majors che invece ha una media di 28,2. A pochi interessa che i Braves abbiano vinto più partite nella regular season rispetto a qualsiasi altra squadra della NL dal 2010, nemmeno se la squadra gioca nella difficile NL East, oppure che è terza nella corsa per la Wild Card con quattro partite sopra 500.
“Viviamo un’era in cui gli attacchi sono in crisi, più di qualsiasi altro periodo rispetto al passato”, afferma Walker che ha giocato per i White Sox e Orioles dal 1982 al 1990. “Qui abbiamo a che fare con una squadra molto giovane in un periodo molto difficile. Il solo fatto di essere parte di questo gruppo e cercare di aiutare questi ragazzi è un’opportunità unica. Ma è difficile, e tutti noi addetti ai lavori stiamo cercando un modo per segnare più punti, cosa che succede sempre più raramente.
Quanto può aver condizionato lo shift?
Ne abbiamo parlato, battere valida al centro non è più come una volta, ormai sembra che i difensori siano dappertutto. I giovani battitori non hanno ancora apportato le necessarie correzioni, maturando magari impareranno meglio ad affrontare questa nuova difesa. Noi ci stiamo lavorando su, ma non abbiamo ancora ottenuto risultati soddisfacenti. Alcuni giocatori riescono ad adattarsi ai cambiamenti prima, altri hanno paura di perdere potenza. Buoni battitori, quelli che hanno talento, che sono forti e hanno la capacità di battere in campo opposto, riescono ad adattarsi con più facilità.
Allora è solo a causa dello shift?
Adesso troviamo molti rilievi che tirano a 95mph e più, quindi, l’ossessione di fare tirare molto il partente per indurlo a scendere presto dal monte non è sempre la migliore strategia oggigiorno. Contro alcune squadre è uno svantaggio dover affrontare i rilievi. A mio parere ci sono giorni in cui non è importante il numero dei lanci. Dobbiamo fare punti contro il partente perché a volte è più difficile segnare contro i rilievi, è un dato di fatto.
Come può intervenire un hitting coach?
E’ importante avere un piano, è importante avere talento, è importante non subire infortuni. Quando s’incontrano due squadre di pari livello, generalmente vince chi compete con più energia, senza escludere la fortuna che di tanto in tanto fa la sua apparizione. Noi cerchiamo di inculcare questa mentalità, dobbiamo giocare meglio dell’avversario, ma non è poi così semplice. Si giocano 162 partite, è stancante fisicamente, è stancante mentalmente, si chiede di giocare sempre ai massimi livelli. Conosco la meccanica della battuta, conosco l’approccio, conosco migliaia di esercizi, li ho provati tutti. Il nostro compito principale è quella di motivare. Dobbiamo preparare i giocatori a essere competitivi il più possibile. Ecco, credo che questo è il nostro compito primario.”
Se è esasperante guardare i Braves come tifoso, come li vede l’hitting coach?
Dal 29 luglio al 6 agosto i Braves hanno perso otto partite consecutive con una media di 2,3 punti per partita. Dal 13 al 22 agosto hanno vinto otto su dieci con una media di 5,3 punti per partita. Poi è seguita un’altra crisi di tre sconfitte consecutive segnando solo cinque punti complessivamente.
“Bisogna imparare a convivere con la crisi”, sostiene Walker. “L’anno scorso abbiamo avuto diverse strisce, solo che quelle vincenti erano più di quelle perdenti. Quest’anno sono state di meno e meno frequenti. Abbiamo avuto periodi in cui giravamo la mazza molto bene, poi di colpo la crisi. Quasi tutta la squadra sta battendo una media da 270 a 290. Penseresti che con quelle medie l’attacco sarebbe più consistente, ma spesso non è stato così.”
Da cos’altro può dipendere?
Ci sono solo due squadre nella NL che hanno collezionato più strike out dei Braves. Ci sono giocatori acquistati quest’anno che sono andati kappa molto di più rispetto agli anni precedenti.
“Capisco che essere eliminati al piatto fa parte del gioco”, continua Walker. “Ma non è una cosa che un hitting coach piace vedere. Sappiamo che i giocatori vanno kappa, questi giocatori hanno subito kappa durante tutta la carriera, ripeto, fa parte del gioco. Uno che andava molto spesso kappa era Jim Thome, ma poi riusciva ad avere successo nei momenti importanti. Non si abbatteva quando subiva un kappa, memorizzava tutto, pensava che se era successo in quel turno alla battuta, non doveva succedere alla prossima e spesso realizzava valide nelle situazioni decisive. Purtroppo per molti, quando vanno kappa in situazioni critiche, o troppo spesso, diventa un problema mentale continuare a essere positivo. Ma qui inizia la sfida. Solo perché vai kappa non bisogna pensare che non puoi essere utile alla squadra, ci saranno altri turni quando potrai essere di aiuto. Questo succede a tutti, non siamo solo noi. Troppo spesso questo fattore influisce negativamente sul giocatore. Vi sono altri invece che non danno troppo peso per l’eliminazione al piatto, ma non conosco nessuno che ne va fiero, nessuno torna in panchina contento per un kappa subito, è impensabile. Una cosa è certa, più un giocatore subisce lo strike out, più lavoro c’è da fare sull’approccio mentale.”
Nonostante le avversità e le difficoltà, a Walker piace il suo lavoro, apprezza i suoi giocatori e le loro potenzialità. Per il suo ottimismo riguardo al futuro della squadra, fa riferimento alla citazione del poeta Ovidio: Sopportare e resistere a questo dolore; arriveranno tempi migliori.
“Questi ragazzi hanno margine di miglioramento, hanno talento e faranno ancora esperienza” aggiunge Walker. “ Raggiungeranno la piena maturità intorno ai 28 anni. Credo che attualmente siamo più giovani di alcune squadre che militano nelle minors, ma vedo un futuro brillante, abbiamo dei buoni giocatori.”
Qual è il tuo pensiero?
“Il mio primo anno nelle majors fu molto duro, il coaching staff era uno dei migliori di sempre: Tony La Russa manager, Dave Duncan pitching coach, Charlie Lau hitting coach, Jim Leyland coach di terza, c’era da uscire matti, ma mi aiutarono molto. Mi dissero che ce l’avrei fatta e mi accompagnarono lungo il loro cammino. Non mi considero all’altezza dei sopra menzionati, ma apprezzo il lavoro che faccio. Si può aiutare un giocatore a migliorarsi e si può aiutare un veterano a rimanere in forma. Qualcuno l’ha fatto per me! Sono innamorato di questo gioco, amo vederlo giocare nel modo giusto. Ma aggiungo che oggigiorno è difficile essere un hitting coach, e lo dico seriamente.”
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