1^ parte
Che negli Stati Uniti il baseball fosse un passatempo molto in voga già negli anni ’20 dell’ottocento lo conferma del resto William Latham, studente alla Brown University di Providence dal 1823 al 1827: egli riporta nel diario dell’ultimo anno il suo grande entusiasmo per il baseball, pur lamentando il fatto che alla Brown il gioco fosse praticato con un minor numero di giocatori. Poiché Latham non specifica le ragioni di questa limitazione, possiamo supporre che si trattasse solo di una prassi locale; ad ogni modo non esistono prove che alla Brown fu fissato un numero preciso di giocatori. Latham mostrò nei suoi scritti un grande interesse ed un forte entusiasmo per il gioco, al punto da essere ricordato come «the first “fan”», il primo fan del baseball di sempre.
Nonostante le diverse annotazioni riportate siano in grado di testimoniare inequivocabilmente una sempre maggiore diffusione del gioco in territorio americano, nei primi decenni del 1800 la pratica continuava a patire ancora una forte discrezionalità, a causa dell’assenza di un regolamento di gioco uniforme (le uniche pubblicazioni che contenevano le regole del baseball, quella di Gutsmuths e Les jeux de jeunes garçons, non si erano diffuse oltreoceano).
La lacuna fu colmata nel 1828 con The Boy’s Own Book, libro che fu un vero e proprio «Godsend to hundred of boys» in quanto riportava le regole di tutti i giochi popolari “base-running”, ossia impostati sulle corse tra le basi.
Uscito prima in Inghilterra, ma poi ristampato nello stesso anno anche in America (a Boston), conteneva un regolamento dettagliato del gioco del baseball, seppur pubblicato sotto il nome rounders.
The Boy’s Own Book ebbe l’enorme merito di uniformare le regole dei tanti giochi “base-running”, creando per ognuno di essi una forma strutturata e ben definita e dando inizio al passatempo che sarebbe diventato il gioco nazionale americano per eccellenza.
Il passaggio successivo fu The Book of Sports di Carver (1834), in cui viene esplicitamente dichiarata l’influenza subita dal Boy’s Own Book: in quest’opera Carver riprende le regole del rounders che erano state pubblicate sul libro di Clarke, ma stavolta le associa al nome «Base, or Goal Ball», dando così vita ad uno dei più grandi equivoci sull’origine del baseball, ossia la sua presunta discendenza dal rounders.
Tale relazione di “parentela” fu propugnata per la prima volta da Henry Chadwick già a partire dal 1860: nato nel 1824 a St. Thomas, Exeter, contea di Devon, egli era dunque cittadino inglese ed aveva praticato il rounders da bambino prima di giungere negli Stati Uniti nel 1837.
Ma il gioco da egli praticato in gioventù era chiamato così solo nell’Inghilterra dell’ovest, e specialmente nel Devonshire, ove egli era nato e cresciuto e ove nel 1828 era stato pubblicato proprio The Boy’s Own Book. Le tre diverse denominazioni all’epoca in uso in Inghilterra (base ball, rounders, feeder) si riferivano in realtà ad un unico gioco, che la letteratura più recente identifica come “english baseball”.
Questo fu il gioco che attraversò l’Atlantico tra XVII e XVIII secolo e che poi divenne nel corso del 1800 l’America’s National Game. Curiosamente però, quando nello stesso arco di tempo il medesimo gioco si andò diffondendo stabilmente in Inghilterra, lo fece con il più recente nome di rounders, che a partire dagli anni ’20 dell’800 iniziò a sostituire il termine baseball con tale efficacia che quando mezzo secolo dopo i ballplayers americani vennero in Inghilterra per un tour promozionale del “loro” baseball (1874), agli occhi degli spettatori inglesi saltarono delle giuste e ovvie analogie con il gioco che essi praticavano ormai definitivamente col nome rounders
Fino alla recente riscoperta dell’opera di Guthsmuths, la storiografia aveva assegnato al libro di Carver il merito di aver pubblicato le prime regole stampate del gioco associate al nome baseball.
Il libro contiene senza dubbio la prima vera illustrazione americana del gioco, praticato al Boston Common (si vede chiaramente sullo sfondo lo State Capitol), ed è certamente una delle pietre miliari nell’evoluzione del baseball, contenendo la prima descrizione in inglese di un gioco identificato come tale (nello specifico, come visto «Base, or Goal Ball»); ma l’erronea interpretazione della sostituzione del titolo “baseball” in luogo di “rounders” a capo dello stesso regolamento di gioco ha dato vita all’equivoco, ora chiarito definitivamente, della presunta transizione dal gioco inglese del rounders al gioco americano del baseball.
Per lungo tempo infatti la storiografia ha utilizzato il libro di Carver come la prova decisiva secondo cui il baseball si sarebbe evoluto a partire dall’antico baseball inglese al rounders e poi di nuovo al baseball americano. Ora, poiché l’evoluzione del rounders stesso fa riferimento all’antico “baseball inglese” descritto in A Little Pretty Pocket-Book o in Guthsmuths, appare quanto mai sensato porsi un interrogativo: «if it looks like baseball, and it is called baseball, what is it? Rounders?». Del resto l’annotazione più lontana nel tempo della parola “rounders” è solo del 1828, mentre il termine “base-ball” compare in diverse circostanze già dal XVIII secolo.
Dunque i due giochi, il baseball americano e il rounders inglese, sono derivazioni di un più antico gioco britannico, l’English Base-ball.
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Tratto da A. Salvarezza, Eccezionale quel baseball! L'origine dell'isolazionismo americano negli sport, Dottorato di ricerca in critica storica giuridica ed economica dello sport (relatore: Adolfo Noto), ciclo XXII, Teramo 2009.
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Mautsumoto (giovedì, 20 luglio 2023 08:42)
Grazie Andrea per la tua preziosa condivisione della tesi di dottorato. Sono molto curioso di conoscere il prosieguo della storia sulle origini delle regole del Baseball.