
E’ sufficiente un accenno ad un argomento del passato che subito vecchi amici mi telefonano per rinvigorire un ricordo e nuovi lettori ti mandano mail di incredulità su quanto hai scritto. Mi dispiace che gli uni e gli altri non usino i commenti agli articoli favorendo il coinvolgimento di tutti i lettori. L’argomento preso in considerazione questa volta è la dimensione o meglio l’idoneità al gioco dei campi da baseball del passato ed accennavo, ad esempio, in un recente scritto, ai campi “Pirelli” di Milano e di Via della Grazia o dell’”Oca” a Bologna: “Ti ricordi che ci sembravano campi formidabili rispetto a quelli che il calcio ci prestava in quasi tutte le città?”
Oppure:
“Ma come è possibile che la distanza del fuoricampo fosse così esigua?”
Allora sono andato ad individuare i campi del primo baseball, soprattutto i campi in cui ho giocato o che conoscevo come spettatore per illustrarvi la situazione di allora. E come sempre mi è difficile non associare i miei ricordi a quello di cui vorrei parlare.

LODI
A Lodi (1967) si giocava ancora nella “Buca” una spianata vicina all’Ospedale che aveva una caratteristica molto particolare: era piena di zanzare.
I “vecchi stracci” gli Old Rags la squadra locale vi erano abituati, ma gli ospiti no; ricordo di avervi giocato una partita in cui feci una discreta figura solo perché incidentalmente avevo con me una bottiglietta dell’Autan di allora che mi permise di ben figurare.
Gli Old Rags si chiamavano così perché raccogliendo vecchi stracci i pionieri del Lodi si procacciavano i danari per l’attività e diedero appunto questa denominazione particolare alla squadra.
Questo mi fa venire in mente anche il CERNUSCO SUL NAVIGLIO la cui squadra di baseball aveva un nome molto particolare: i Moles Friends.
Chiesi cosa volesse dire la strana denominazione della compagine che il mio scarso inglese aveva tradotto in Amici delle Talpe: perché?
Perché la costruzione del campo di gioco aveva dovuto tener conto di una zona che sarebbe stata molto utile all’impianto, ma a cui si era voluto rinunciare per non molestare le talpe che lì vi avevano fatto il loro habitat. E da ciò “Amici delle Talpe”.

CASALECCHIO DI RENO
Le Calze Verdi di Casalecchio di Reno cominciarono la loro attività nel 49 addirittura in uno spiazzo sotto la chiusa sul fiume Reno e solo attorno al 1953 poterono usufruire di un impianto polivalente, (calcio e baseball ) con misure accettabili:
80 metri sui foul, monte di lancio di 45 centimetri, tribune semicircolari a 18,25 metri da casa base per un pubblico sempre numeroso.
Era lo Stadio della Gioventù Italiana voluto dall’Ing.Ghillini in seguito Presidente della Federazione Baseball.

VERONA
A Verona i soldati Americani residenti in città avevano costruito un delizioso campetto, sicuramente a norma, ma distante anni luce dal successivo “Gavagnin”, in cui loro giocavano e lasciavano giocare anche noi;
campo attrezzato (1960) persino di bidoni pieni di ghiaccio e di bottigliette di bevande, ma senza spogliatoi.
Ci si rinfrescava in Adige al termine delle gare, come accadde a noi della Bazzanese Bologna al termine di una gara vinta contro il Firenze e valida per la promozione in massima serie .
Un bagno collettivo con la divisa addosso e tanta gioia.

TRIESTE
A Villa Opicina il sogno di tutti noi:
il Soldiers Field. Primo ed unico stadio veramente a norma per lungo tempo in Italia.
C’era persino, rialzata dietro casabase, la postazione dello scorer.
Allora non c’era lo scorer ufficiale. Solo il Pirelli diretto da Lou Campo lo aveva perché lo faceva lui stesso.
A Trieste nel 1953 andai per una finale di serie C contro il Valmarana
ed il campo mi apparve “favoloso”.
Peccato che le forze armate Usa non ci permisero di giocarci sopra.
Ci dirottarono su un altro campo, quello della squadra locale dei Red Socks, ma noi rifiutammo di giocarci perché non vi era il monte di lancio!!!

GENOVA
A Genova si giocava al Velodromo. Nel 53 c’era l’obbligo per gli allenatori e i capitani delle squadre di avere una “mostrina” di identificazione sul cappellino e gli arbitri eseguivano rigorosi controlli che le mostrine fossero applicate.
Peccato che in una gara, proprio a Genova, un capitano, nella fretta di presentarsi all’arbitro, avesse scambiato il suo cappello con un altro.
Venne sanzionato. Anche questo era il baseball di allora.
Comunque a Genova non c’era campo da baseball.
Di recente ho visto in internet un delizioso campo in sintetico realizzato nel capoluogo ligure, ma non so se sia l’unico in città.
RIMINI
A Rimini nel 67 quando la squadra locale riprese seriamente l’attività dopo i primi tentativi degli anni 50 si giocava in uno spiazzo vicino alla stazione ferroviaria utilizzato qualche volta anche dai Circhi Equestri di passaggio.
Gli spogliatoi erano delle cabine da spiaggia posizionate dietro l’esterno destro.
Poi, crescendo la Società ed ottenendo buon riscontro di pubblico, venne concesso lo Stadio Comunale che era anche Velodromo, sempre stipato di pubblico alle gare interne del Rimini.
Il campo lo ricordo bene per averci giocato un’ intera stagione e ricordo anche un fuoricampo di Giorgio Castelli su di me assai curioso:
Castelli batte lungo ed alto e si prevede un agevole out al volo, ma la battuta raggiunge l’anello in cemento del Velodromo e l’esterno sinistro del Rimini Ivo Frigiola vi sale sopra per effettuare la presa:
gli spikes non hanno più aderenza al terreno, Frigiola scivola e cade, non effettua la presa della palla che si mette a ruzzolare sul cemento tanto da permettere a Castelli di fare il giro completo delle basi! Accadeva anche questo!

BOLOGNA
Il campo di via della Grazia a Bologna era l’unico campo da baseball della città nel 59.
La lunghezza sul lato sinistro era di appena 76 metri e 20cm.
La recinzione dietro casa base era a non più di 6 metri dal piatto e quel che più conta, ad evitare che le battute in foul raggiungessero le case retrostanti e la strada che costeggiava il lato destro del campo, vi era una gabbia – come quelle che si usano adesso per il batting practice – abbastanza alta, ma sporgente verso il campo interno fino quasi sopra al ricevitore.
Il campo aveva la conchiglia di terra rossa, un ottimo manto d’erba, una manutenzione continua ed appropriata, ma tutte le misure erano scarse, scarse.
Su questo campo vi giocavano le Fiamme D’Oro padrone del terreno, ma anche le altre tre squadre bolognesi di allora.
Franco Ludovisi
Segue
Scrivi commento
Lodi (sabato, 12 marzo 2016 13:56)
scusate,sono Eugenio De Bon da Torino, il campo di Lodi ove ad inizio ottobre 1970, ho portato una giovanile della Juventus 48 di Torino e vinto dopo una gara mozzafiato,si chiamava campo delle Baste,è la stessa cosa? Grazie per una risposta Eugenio
Franco ludovisi (domenica, 13 marzo 2016 00:06)
Il campo di cui parlo a Lodi veniva chiamato la Buca da noi del Rimini che ci giocammo il 10 settembre 1967 (Hudson's Bay) e il 28 luglio 1968 (Glen Grant).
Se hai giocato nel 1970 a Lodi in un campo non ufficiale per il baseball forse era lo stesso campo.
Chiederò ad Introppi di Mybaseball ,storico del Lodi, se era appunto lo stesso campo che tu chiami delle Baste.
Francesco (martedì, 24 settembre 2019 20:42)
Lo è... il campo delle baste è il campo storico di Lodi, sostituito da quello della faustina solo nel 85
Claudio (domenica, 25 ottobre 2020 20:59)
Ero un bambino avevo 9 anni e la mia prima partita la giocai a Cernusco sul naviglio con la moles. Friends amici delle talpe sono passati 32 anni.
Giorgio (lunedì, 10 marzo 2025 19:38)
La "Gazzetta dello Sport " di oggi 10 marzo comprende copia di quella che celebra la vittoria dell'Italia al mondiale del 1938 e di quella del martedì 11 giugno 1968 per la vittoria al Campionato d'Europa.A pagina 12 i risultati della serie B baseball tra cui Glen Grant Rimini 7 Grosseto 3 e la formazione del Rimini vede primo in battuta Ludovisi.Grazie sempre per i fondamentali e piacevoli ricordi storici