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La memoria nella battuta

Foto tratta da MLB.com

di Frankie Russo

Libera traduzione dal sito theseason.gc.com

Il telefono squillò, era molto tardi. Un giocatore delll’High School stava attraversando un periodo di crisi in battuta e voleva un consiglio dal suo ex coach. Cue Smith al momento non allenava, ma aveva avuto modo di seguire il suo ex allievo notando qualche difetto. Era la postura del corpo fuori equilibrio e le spalle che erano posizionate in modo sbagliato rispetto al piatto.

 

Così facendo ogni movimento avveniva in contrasto con quanto aveva memorizzato e sviluppato in precedenza. E peggio ancora, perdeva potenza in quanto non coinvolgeva tutti i muscoli. Per esempio, lo spostamento troppo in avanti del corpo causa anche lo spostamento della testa che, di conseguenza, comporta l’impossibilità di vedere la palla con entrambi gli occhi al momento del contatto. La conversazione durò fino alle 2:30 del mattino. Il ragazzo inviò anche delle foto scattate dal padre mentre girava la mazza. 

 

Il giovane telefonò di nuovo alle 3:00 del pomeriggio del giorno dopo dicendo che era stato a battere nella gabbia con il padre e riferì che aveva girato molto meglio e per questo ringraziò il coach. “No. E’ stato il tuo impegno ad aiutarti”, rispose Smith lasciando intendere quanto sia importante la volontà e l’applicazione del giocatore stesso per migliorare.

 

Ciò che aveva fatto Smith, che insegna da oltre 40 anni, era di riportare il giocatore allo swing a cui era stato abituato il suo corpo in precedenza. Smith crede che la memoria sia un elemento fondamentale per lo sviluppo di un giocatore e della sua squadra, specialmente per quanto concerne la battuta.

 

Per le prime tre settimane di ogni stagione, Smith si sofferma sulle varie fasi della battuta e dedica circa sette minuti la volta per ogni singolo giocatore. Prima di tutto Smith vuole sincerarsi che la postura sia corretta e che vengano coinvolti gli addominali che poi sono quelli che tengono il corpo compatto.

 

Il giocatore si deve sentire a suo agio e deve tenere la testa su. Poi si lavora sullo swing fin quando il corpo non riesce a rimanere costantemente nella posizione corretta. La fase successiva è di eseguire una lenta e morbida sventolata. E’ un movimento di sventolata ripetitivo prima di passare al tee che deve essere sistemato in posizione comoda per ogni battitore. 

Il giocatore viene osservato molto attentamente e deve essere  corretto ad ogni minima imperfezione. Non solo si osserva l’errore, ma si chiede lui di capire in cosa ha sbagliato. In questa maniera il giovane è costretto a pensare, deve sentire cosa non va in modo da individuare la parte del corpo che si muove in maniera errata e apportare le necessarie correzioni.

 

 

Dal tee si passa al “Hit-A-Way swing trainer (foto a fianco) che è un ottimo attrezzo in quanto il ritorno della palla, ovviamente non a velocità di gara, permette di adattarsi al timing e a reagire più in fretta. Se la sventolata è eseguita correttamente e si colpisce bene la palla, essa tornerà. Il giocatore avrà il tempo di riposizionarsi, reagire in fretta e memorizzare il movimento. Una volta memorizzato il movimento, allora il giocatore avrà acquisito sufficiente fiducia e lo swing sarà divenuto più consistente.

 

Dopo lo Hit-A-Way, il giovane è pronto per affrontare il lanciatore e Smith inizia a lavorare con il prossimo giocatore, ma nello stesso tempo non perde di vista il giocatore impegnato nel BP live. Questo è un processo che viene ripetuto quotidianamente.

 

Smith presta particolare attenzione ad eventuali  cambiamenti  nello swing perché i ragazzi, guardando la TV,  spesso vogliono cambiare la posizione dei piedi, delle mani ecc. per il solo fatto che lo hanno visto fare dai loro idoli.  

 

Frankie Russo

 

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