Presentazione di Paolo Castagnini
Dopo le prime puntate della pubblicazione della tesi di Laurea di Andrea Salvarezza "Eccezionale quel baseball!" mi resi conto di avere in mano uno straordinario documento sulla nascita e lo sviluppo del nostro sport. Ovviamente parliamo di Stati Uniti, ma analogamente gli eventi che si susseguirono influenzarono anche il baseball nostrano. E' altresì interessante capire il perché del suo successo e attingere dalla storia quelle informazioni che potrebbero favorirne almeno in parte lo sviluppo anche in Italia. Oggi per voi lettori l'ultima puntata. (L'immagine è di prprietà della Biblioteca del Congresso Washington D.C.)
Il baseball come metafora politica
Il lettore attento non avrà mancato di notare come nel corso della narrazione siano emersi frequenti richiami alle molteplici connessioni con cui il baseball si è indissolubilmente legato alla realtà degli Stati Uniti. Vero e proprio filo conduttore, esso è stato una delle costanti della storia americana.
Ne abbiamo messo in evidenza, ad esempio, il ruolo giocato al tempo della Civil War, in cui fu uno dei denominatori capaci di forgiare il carattere americano e permettere alla neonata nazione di (ri)trovare, dopo la grande carneficina, la sua anima nazionale; abbiamo assistito alla nascita del rituale del lancio inaugurale della stagione effettuato dal Presidente degli Stati Uniti; abbiamo annotato la recente introduzione di God Bless America durante la proverbiale pausa del settimo inning.
Si tratta di momenti di diversa natura, separati tra loro nel tempo e nello spazio, eppure in tutti e tre questi passaggi della storia americana è stato il baseball a farsi interprete delle esigenze e dei desideri della più antica democrazia del mondo.
Un esempio particolarmente brillante di questa ricchezza espressiva, quasi stupefacente per la capacità di cogliere ed anticipare i tempi, è la litografia pubblicata nel 1860 da Currier & Ives poco prima dell’elezione presidenziale. In essa sono ritratti i quattro candidati in corsa per occupare la Casa Bianca: John Bell, Stephen A. Douglas, John C. Breckinridge, Abraham Lincoln.
Il copyright, depositato alcune settimane prima dell’elezione, dimostra che l’autore non poteva essere al corrente dei risultati elettorali; eppure l’immagine contiene un pronostico lungimirante sull’esito che l’imminente consultazione avrebbe avuto.
«The National Game. Three “Outs” and One “Run”», dice infatti il titolo, tre eliminati e uno a segno: e Lincoln è ritratto proprio mentre appoggia il piede sul piatto di casa base (home base). L’utilizzo della metafora sportiva non si ferma a questo particolare, ma finisce anzi per permeare ogni aspetto della comunicazione veicolata nell’immagine, perché tutti e quattro hanno in mano una mazza (quella di Lincoln ha una grandezza abnorme, ma neanche questo è casuale, come vedremo tra poco) e tutti parlano dell’imminente esito elettorale parafrasando il gergo del baseball.
Un’analisi dettagliata di quanto contenuto nella stampa realizzata da Louis Maurer può aiutare a comprenderne appieno la portata semantica.
Lincoln, candidato del Partito Repubblicano, si staglia sulla destra dell’immagine, esultante e vittorioso sul resto dei contendenti: nella mano destra stringe una palla, nella sinistra una lunga barra di metallo con scritto “equal rights and free territory”, che riassume il suo credo politico e si rivelerà, come vedremo, il segreto del suo successo.
Dalla scritta sulla cintura si apprende che appartiene al “Wide Awake Club”, mentre nel fumetto schernisce i suoi avversari mettendoli sull’attenti: «Gentlemen, if any of you should ever take a hand in another match at this game, remember that you must have a “good bat” and strike a “fair ball” to make a “clean score” & a “home run”». Per vincere, avverte Lincoln, bisogna saper battere bene e lanciare altrettanto bene.
Ma i rivali sono destinati ad una sonora sconfitta, come si evince dalla moffetta (in inglese skunk) che si aggira circospetta attorno a loro: to skunk (ma l’espressione si trova prevalentemente al passivo, to be skunked) si usa per descrivere una situazione in cui l’avversario viene surclassato, ad esempio quando è tenuto a secco di punti.
Come reagiscono i rivali del prossimo Presidente Lincoln? Il primo a sinistra è John Bell del Constitutional Union Party, la cui posizione politica è riassunta dalla mazza (“Fusion”) e dalla cintura che lo identifica come membro dell”Union Club”.
Nel balloon esclama: «It appears to me very singular that we three should strike “foul” and be “put out” while old Abe made such a “good lick”», ove old Abe è il nickname di Lincoln e “good lick” è un termine gergale che indica un colpo ben piazzato.
Accanto a lui i due candidati del Partito Democratico: Stephen A. Douglas, candidato alla presidenza per il Northern Democratic Party, e John C. Breckinridge del Southern Democratic Party.
Il primo, soprannominato “The little giant” per la sua non eccelsa statura, indossa l’omonima cintura e impugna una mazza con la scritta “non intervention”, esclamando in risposta a Bell: «That’s because he had that confounded rail, to strike with, I thought our fusion would be a “short stop” to his career». Se Lincoln ha vinto è solo per via della sua mazza speciale, o meglio della posizione politica in essa riassunta (“equal rights and free territory”).
Breckinridge invece (cintura “disunion club”, iscrizione sulla mazza “slavery extension”), sentendo puzza di bruciato, si stringe le narici e si prepara ad allontanarsi: «I guess I’d better leave for Kentucky, for I smell something strong around here, and begin to think, that we are completely “skunk’d”» Il presagio della sconfitta viene quindi esplicitato dalle affermazioni e dalla inequivocabile postura di Breckinridge, che volge le spalle in segno di fuga.
Capacità di cogliere i tempi, si diceva prima: e di certo non solo per il fatto di azzardare un pronostico sull’esito elettorale che si rivelerà esatto. Con la disgregazione del Partito Democratico, incapace di trovare un accordo sul candidato da proporre e per questo divisosi in due parti, non era troppo difficile ipotizzare che sarebbe stato il repubblicano Lincoln a diventare il sedicesimo Presidente della storia degli Stati Uniti; appare più significativa, semmai, la scelta di attribuire l’imminente vittoria di Lincoln alla sua «confounded rail», ossia al suo programma politico impostato su “equal rights and free territory”.
Il vero valore simbolico della stampa è però un altro. La vignetta apparve infatti nel preciso momento storico in cui l’America era sul punto di trovare un’adeguata definizione a termini come “nazione” e “nazionale”. Se il «National Game» illustrato nella vignetta non è il baseball, bensì la contesa politica, questa però viene veicolata proprio tramite simboli ed espressioni appartenenti al mondo del baseball.
Il fatto è che solo pochi anni prima non sarebbero stati in molti a poter decifrare la metafora espressa nell’immagine. Currier & Ives, che aveva sede a New York ma la cui distribuzione raggiungeva tutto il territorio nazionale, pubblicò invece questa vignetta già sul finire del 1860, scommettendo al tempo stesso sia sulla capacità del pubblico di capire il linguaggio del baseball, sia sulla sua familiarità a considerarlo come il gioco nazionale.
Se da un lato l’immagine si rivelò in grado di evidenziare l’importanza della furente contesa politica che stava attraversando il paese, dall’altro ebbe un merito ancora maggiore, almeno per la nostra ricerca, perché riuscì a cogliere lucidamente fino a che punto il gioco avesse già catturato l’immaginazione del popolo americano.
Anticipando il processo di nazionalizzazione del gioco, che sarebbe arrivato a compimento con l’imminente guerra civile, la litografia di Maurer si offre allora come paradigma di grande valenza simbolica, capace di esprimere appieno anche il senso di questo stesso lavoro: parlare degli Stati Uniti significa parlare di baseball; parlare di baseball significa parlare degli Stati Uniti.
Andrea Salvarezza
Fine
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Tratto da A. Salvarezza, Eccezionale quel baseball! L'origine dell'isolazionismo americano negli sport, Dottorato di ricerca in critica storica giuridica ed economica dello sport (relatore: Adolfo Noto), ciclo XXII, Teramo 2009.
N.d.r. Ringrazio Andrea Salvarezza per aver acconsentito di pubblicare degli stralci della sua Tesi di Laurea.
Chi fosse interessato all'intera Tesi la può scaricare qui sotto
Paolo Castagnini
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