
Sulla scrivania di un appassionato di baseball tre sono i tomi che non devono mai mancare. Primo: il Regolamento Tecnico di Gioco, secondo: il “Make the Right Call” edito dalla Major League Baseball e terzo: il ricercato “Knotty Problems” che raccoglie il meglio dei problemi scabrosi successi durante lo svolgimento di una gara e la giusta interpretazione da dare in base al citato Regolamento. In realtà una prima edizione dei problemi scabrosi o casi insoliti verificatesi durante le gare di baseball fu curata dall’allora Federazione Italiana Palla Base nel 1957, stampata dalla tipografia Risorgimento in Roma con corpo 8, e che racchiudeva in 190 pagine ben 18 capitoli: dal balk all’interferanza, dall’infield fly al giuoco d’appello e via cosi. Una seconda edizione fu curata dal Comitato Nazionale Arbitri della ormai rinnovata Federazione Italiana Baseball Softball nel 1980 e qui i capitoli erano 17 spalmati su 73 pagine e stampata sempre in corpo 8 dalla litografia Alpha Beta di Bologna. Entrambe le edizioni si integrano e la loro lettura diventa un piacevole diversivo in contrapposizione alla severa e rigida interpretazione del Regolamento Tecnico del Gioco.
Tuttavia da una oggettiva considerazione, sulla scrivania dovrebbe essere presente un quarto tomo, lo spassoso “Prying Problems”, di fatto ancora mai pubblicato ma che vive, si aggiorna e si tramanda in via orale tra i racconti e le puntualizzazioni di tutti “quelli che il baseball aspettano l’alba”.

Così, rispolverando ancora una volta quella fervida memoria di Franco Ludovisi si evidenzia un enigmatico episodio “brillantemente” risolto dal gigantesco umpire Stefano Germano, poi divenuto eccellente baseball writer riuscendo ad aprire la pagina del baseball sull’eclettico settimanale Guerin Sportivo.
Si era sull’ormai dimenticato campo di Cittadella in quel di Parma e la gara prevedeva il confronto tra la franchigia del Parma contro quella di Bologna. Sul monte di lancio il parmense Cantarelli, nel box di battuta un giocatore del Bologna. Cantarelli lancia una pallina lenta che il battitore riesce a toccare realizzando però solo un semplice pop di facile presa al volo.
Nessuno si muove, lo stesso Cantarelli vede la pallina cadergli vicino, poi la guarda, la raccoglie e ritorna in pedana pronto ad effettuare un altro lancio. Di contro il battitore non si muove dal box di battuta, non corre verso la prima base, si riposiziona per effettuare un’altra battuta. Un attimo di gelo e stupore generale: Cantarelli non solo non cerca di prendere la pallina al volo realizzando una facile eliminazione ma neanche tenta la stessa tirando verso la prima base dopo aver raccolto la pallina da terra. Il battitore invece da par suo, dopo aver visto che il lanciatore non ha effettuato la presa al volo, non azzarda minimamente ad attuare la corsa verso la prima base. La crescente problematica viene risolta dall’umpire Germano con un giudizio esclamato con voce chiara e stentorea: “FOUL BALL”. E il gioco riprese senza alcuna recriminazione: il lanciatore in effetti era già a contatto della pedana con il piede di perno e il battitore era già lì in attesa nel box di battuta. E come le belle favole, tutti furono felici e contenti.
Un altro prying problem riguarda lo stesso Ludovisi quando si cimentava a frombolare dal monte di lancio. In quel giorno di grazia i suoi lanci curvi divenivano proprio strike perfetti ma non erano giudicati tali dal giovane umpire di turno.
All’ennesima chiamata di ball, il Ludovisi chiese tempo ed educatamente interrogò l’umpire: “Scusi, ma che cosa hanno questi miei lanci curvi che lei non giudica strike. Curvano forse dopo la Zona dello Strike?”. “No affatto – rispose con garbata convinzione il plate umpire – sono tutti strike perfetti. Ma vede, non è lei che li ottiene bensì il vento che spinge poi la pallina nella Zona dello Strike”. Ad una tale risposta Ludovisi si accorse che era più facile individuare il sesso degli angeli.

Di seguito, quando si era agli albori di un baseball casareccio e ricco di inesperienza da parte di tutti e che spronava tuttavia la logica dei primi passi a ricercare sempre soluzioni che potessero essere vincenti, si delineò un esempio di quanto fosse difficile la giusta interpretazione del linguaggio.
La gara quel giorno metteva a confronto il line up del Rimini contro quello della Fortitudo Bologna. Al sesto inning si verificò questa situazione favorevole per i felsinei: corridori in prima e seconda, zero eliminati. Alla battuta si reca Romano Chiodi Latini pronto ad attuare l’ovvio gioco della smorzata con l’intento di fare avanzare i corridori in terza e seconda.
L’allora manager della Fortitudo Ludovisi, intuendo che anche i giocatori del Rimini erano mentalmente già pronti a neutralizzare questo gioco chiede tempo ed avvicinandosi al battitore gli dice:” Mettiti in posizione di smorzata appena entri nel box di battuta così i nostri avversari predispongono la difesa degli interni molto vicina. Quando però vedrai che il lanciatore sta lasciando la pallina ritorna in posizione di normale battuta ma, ritornando indietro con la mazza, colpisci il ricevitore che sicuramente avrà fatto un passo avanti convinto della tua smorzata e rendersi pronto a raccogliere la pallina se la stessa fosse corta. In questo modo l’umpire decreterà l’ostruzione e tu andrai salvo in prima. Capito bene?”
L’affermativa risposta di Chiodi concretizzò di fatto quanto fosse grande lo spazio tra il capire ed il fare…
In effetti quell’ingannevole gioco visivo non era mai stato provato durante gli allenamenti né si erano mai approfonditi gli studi di questa tecnica per catalizzare un’improbabile ostruzione del ricevitore. Ludovisi però era convinto di aver comunicato una direttiva corretta e certamente non prevedeva altre interpretazioni.
Ed ora alla moviola: Chiodi Latini entra nel box di battuta ed assume la postura per effettuare una eventuale smorzata. Il lanciatore, dopo aver controllato i corridori avversari e la propria squadra chiusa in una difesa a riccio, incomincia il caricamento. Appena il suo piede di passo sta per toccare terra, Chiodi Latini cambia la sua posizione assumendo quella di battuta normale ma nel ritornare indietro la mazza questa non incontra né il guantone né la corazza del ricevitore come aveva sperato il buon Ludovisi. Ma Chiodi Latini aveva ricevuto un precisa direttiva e…con la mazza colpisce sulla nuca il ricevitore che stramazza a terra privo di sensi.
Di poi successe: i giocatori del Rimini si scagliarono all’unisono, cercando un furibondo corpo a corpo, su Chiodi Latini che invece, a sua volta, incurante e a gran voce stava richiedendo l’ostruzione, e di conseguenza il diritto alla base. L’umpire Vespignani, uomo signorile e di solito tollerante con gli atteggiamenti estremi, questa volta era infuriato e urlava la sanzione dell’espulsione. Da un’altra parte alcune anime pie avevano preso il ricevitore e per rianimarlo lo stavano immergendo letteralmente in una grossa tinozza fortunatamente piena d’acqua. Infine la quadratura del cerchio: obbediente all’umpire, Chiodi Latini incominciò ad uscire dal campo di gioco ma ciondolava la testa non riuscendo a capacitarsi poichè continuava a ripetere: “ Ma è stato il manager a dirmi di “”colpire”” il ricevitore…” Ed in un certo senso era vero!

Accadde nel 1966 un ulteriore prying durante una tiratissima gara tra il Parma e la Fortitudo. Il mitico Toro Rinaldi, ingaggiato dai ducali appena rientrato dagli Stati Uniti, raccoglie una pallina rimbalzante, battuta da Carlo Morelli proprio dietro il cuscino della seconda base, e con un acrobatico movimento in sospensione tira la pallina in prima base.
L’assistenza è comunque tardiva perché Morelli è sicuramente salvo di almeno un paio di metri ma scuote l’atmosfera il giudizio dell’umpire Dossena che decreta con enfasi “OUT”!
Dapprima l’incredulo Morelli, poi Sergio Ghedini, coach in prima, e di seguito tutto il roster della Fortitudo attorniano l’umpire con fare minaccioso ma interviene prontamente il manager Ludovisi che allontana tutti e poi, guardando fissamente Dossena gli chiede spiegazione del suo giudizio. L’umpire non ha dubbi e risponde: “Ho premiato la bella azione del difensore!!!”. Ludovisi trasecola ma con finta calma, e con un gesto all’apparenza naturale, incomincia ad aggiustare la cravatta dell’umpire fintamente fuori posto ma di fatto a stringerla più del dovuto sibilando: “Dì che ti senti male e va fuori dal campo che è meglio per tutti!!!”. Alla nulla reazione di Dossena il Ludovisi, visibilmente alterato, si dirige allora verso il plate umpire per promuovere il dovuto conciliabolo tra gli umpire affinchè fosse cambiato il giudizio ma accorgendosi che lo stesso, al fine di non dare udienza, ha incominciato, come si usa, a spolverare il piatto di casa base esclama: “Bravo! Questo è il tuo mestiere! Altro che controllare quanto avviene in campo!!!” L’espulsione dal diamante e la squalifica per sei mesi fu un tutt’uno.
Il rovescio esilarante di questo episodio fu il prendere in seguito visione del referto della gara redatto dall’umpire Dossena che, descrivendo l’episodio dal suo punto di vista, precisò: ”Ludovisi, nonostante la favorevole occasione, non mi ha picchiato”. Va da se comunque che i due personaggi in seguito divennero amici e continuarono a stimarsi.
In chiusura di questa prima raccolta di prying problems si riporta anche il dialogo che avvenne tra un collerico manager ed un giovane spiritoso giudice de gara. “ Umpire – disse il manager quando suo malgrado dovette constatare che il giudizio del direttore di gara non collimava con il suo – ma lei proprio non sa dirigere una gara!!!”. “ E se questa fosse stata una vera gara – rispose l’umpire – le pare che mi avrebbero designato a dirigerla…?”
E con un buon bicchiere di autentica grappa monovitigno ora “quelli che il baseball aspettano l’alba…”
Michele Dodde
N.d.r. Sotto i tre libri citati nell'articolo
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ludovisi franco (mercoledì, 05 marzo 2025 10:39)
Grazie Michele per i divertenti ricordi che allora erano pane quotidiano in ogni gara.
Anna (mercoledì, 05 marzo 2025 14:15)
Bellissimi aneddoti!
ludovisi franco (mercoledì, 05 marzo 2025 21:39)
Per caso ho trovato anche la continuazione di quell'episodio fra me e Dossena dove l'arbitro, (pardon il direttore di gara, per fare contento Michele) affermava che non lo avevo menato.
Fatto stà che l’annata seguente, dopo cinque giornate passate in tribuna ad attendere la fine della penalità inflittami, quando ritorno in campo, questa volta nelle file dell’Hudson Bay di Rimini, l’arbitro capo è, guarda caso, tale Dossena da Milano protagonista a Parma l’anno precedente.
Il mio allenatore Gualtiero Carli, che si era impegnato forte anche finanziariamente per portarmi a Rimini, mi diffida dal contestare, dal parlare, dall’ atteggiarmi, dal guardare men che correttamente il direttore di gara:
“Fai come se non ci fosse, capito? mi minaccia.
Ma al primo lancio, uno strike pennellato in mezzo al piatto, Dossena chiama ball.
Nessuna reazione da parte mia, massima indifferenza per obbedire a Gualtiero e per evitare il peggio, ma Dossena si toglie la maschera ed avanza verso il monte, lo raggiunge e mi dice:
“Ludovisi, mi creda, da bancario a bancario quella palla era ball!”
“Come? Da bancario a bancario? Ma va!”
E giù una grande risata.
Rise anche Dossena e Carli tirò un sospiro di sollievo.
Dopo quel lancio le cose si normalizzarono.
Paolo Castagnini (mercoledì, 05 marzo 2025 22:30)
Franco mi hai bruciato la seconda puntata!!! :-)
Judith Testa (giovedì, 06 marzo 2025 01:18)
Funny stories, but I do not understand the use of the English word "Prying" in this article. It seems to me the proper word would be "Trying," as in very difficult or knotty problems.
Aldo (giovedì, 06 marzo 2025 04:07)
Bellissima storia
Michele Dodde (giovedì, 06 marzo 2025 11:06)
Dear Judith, maybe it's true that "trying" would have been appropriate pimples, but I just wanted to give an ironic sense to the episodes. Thank you for your attention.