Fu Al Reach, stimato seconda base dei Philadelphia Athletics, a pensare nel 1864 di pubblicare, al fine di dare un senso logico alla qualità ed allo sviluppo del gioco del baseball, le cui regole venivano cambiate quasi ogni anno, un primo volumetto inerente le condivise regole nel suo “Reach’s Baseball Guide” completando nei particolari quelle che sotto la voce “Knickerbocker” dal 1857 dettavano legge. Poi fu la volta del giornalista sportivo Henry Chadwick a curare e dare alle stampe nel 1887 il primo autorevole regolamento di quanto si andava delineando circa gli atti leciti sia gli atti illeciti nello svolgimento del gioco, ovvero quello “Spalding’s Official Baseball Guide” che in appendice recava anche i termini dello Scoring System, ideato dallo stesso Henry, e che attualmente è ancora in uso.
Dieci anni dopo fu Oliver Perry Caylor, editore del New York Herald a curare una nuova edizione del Reach’s Official Baseball Guide, cimelio importante perché vi compare, oltre alla regola dell’infield fly, anche quella del balk. Tuttavia, a causa delle frequenti e spesso radicali modifiche delle cosiddette regole, una condivisione oggettiva delle stesse si formalizzò quando nacque l’American League nel 1901.
Da allora le modifiche sono sempre state concordate tra l’American League e la National League pur se alcune sfumature restano ancora appannaggio delle stesse, vedasi l’attuazione della regola del designated hitter così come quelle pagine chiarificatrici che compongono il “Make the Right Call” curato dalla Official Playing Rules Committee.
Dunque il Regolamento Tecnico del Baseball è un insieme, come già specificato, sia di atti leciti sia di atti illeciti, che il direttore di gara è chiamato a valutare a suo insindacabile giudizio, ma anche di norme oggettive che come tali vanno applicate. Solo su queste, ove incorresse un errore valutativo, la parte lesa può appellarsi ad un giudizio superiore se lo desidera. Inoltre sono da valutare positivamente tutti i continui aggiornamenti che, come l’inserimento di nuovi idiomi arricchiscono la lingua parlata, come tali rendono il regolamento sempre vivo ed al passo dei tempi.
Così come nel 1893 il monte del lanciatore fu spostato dai 50 ai 60,5 piedi da casabase anche nel 1896 avvenne poi l’applicazione della regola del balk unitamente a quelle delle basi rubate e così via fin quando un giorno una palla battuta buona, dopo aver oltrepassato il lanciatore, colpì un base umpire che sfortunatamente si trovava in una inopportuna posizione in campo interno. Ciò impedì agli interni della squadra in difesa di poter effettuare un qualsiasi gioco in modo opportuno. L’home plate umpire di allora, prendendo atto dello svolgimento e sviluppo del gioco, dichiarò la palla morta ma non potendo disconoscere che l’interferenza del base umpire aveva pregiudicato la qualità della battuta stessa, concesse al battitore-corridore di poter conquistare la prima base.
Questa decisione ampiamente discussa fu poi del tutto approvata ma emerse un’altra ipotesi: poiché era acclarato che mentre la palla era morta nessun giocatore poteva essere eliminato ed altresì nessuna base poteva essere conquistata, nel caso del baseumpire colpito, quale era la successiva applicazione se le basi erano occupate? La soluzione, ben dibattuta in una intera pagina sul “Make the Right Call”, fu di chiara scelta salomonica: gli eventuali corridori sulle basi avrebbero potuto avanzare solo se forzati. Con buona pace per tutti su una norma semplicemente da applicare e non dipendente, finalmente, da un insindacabile giudizio del direttore di gara.
Michele Dodde
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Michele Sartori (sabato, 12 maggio 2018 13:28)
Io l'ho sempre detto, il baseball si svolge nella logica!
pen (sabato, 12 maggio 2018 22:10)
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