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Il baseball praticato dalle donne - 1^ parte

Nella foto la locandina del film "The Bad News Bears” (Che botte se incontri gli Orsi) con Tatum O’Neal e Walter Matthau
Nella foto la locandina del film "The Bad News Bears” (Che botte se incontri gli Orsi) con Tatum O’Neal e Walter Matthau

Foto tratta da MLB.com 

di Michele Dodde

Oggi 8 Marzo dedichiamo questa prima puntata sul baseball praticato dalle donne. 

Quando in Italia nel 1976 apparve nelle sale cinematografiche il film “The Bad News Bears” ("Che botte se incontri gli Orsi"), la sapiente regia di Michael Ritchie, coadiuvato in sceneggiatura da Bill Lancaster, lasciava immagine dopo immagine il volitivo significato di quanto fosse importante osare comunque. Gli spettatori però, e tra questi anche i neofiti amanti del baseball, si chiesero perché il trasognato semialcolizzato manager degli evanescenti Orsi, Morris Buttermaker, impersonato sullo schermo da un gigionesco Walter Matthau al meglio delle sue interpretazioni, stesse cercando di convincere sua figlia Amanda, interpretata da una giovanissima e bravissima Tatum O’Neal, a proporsi come lanciatore in una squadra tutta maschile. La fine del film, che veniva classificato come una benevola fiaba, allo sfumato spettatore lasciava qualche dubbio: poteva una ragazza giocare in una squadra maschile di baseball? E poi con successo ricoprire il ruolo più importante della squadra, il lanciatore, che determina con i suoi lanci l’ottimale capacità difensiva della squadra? Una favola dunque o una vincente trovata dello sceneggiatore. In effetti invece quella possibilità era ed è permessa dai regolamenti dell’attività agonistica della Little League.

Dunque fluttuava alla grande un pensiero: poteva una ragazza pensare di poter giocare a baseball in una squadra maschile? Avvalorare la tesi di una squadra mista? Poi accadde che nel 1992 su soggetto di Kim Wilson e Kelly Candaele e l’avallo della Columbia Pictures il regista Penny Marshall elaborò per il grande schermo il movie “A League of Their Own” e licenziato in Italia con il titolo “Ragazze Vincenti”. 

Nella foto Madonna in "Ragazze Vincenti"
Nella foto Madonna in "Ragazze Vincenti"

Fu un successo al botteghino per via che la star Madonna, in auge per stile di canto ed esibizioni, era parte del cast e molti pensarono ad un film romanzato da un’idea intrigante per evidenziare la sottile emancipazione femminile.

 

Ed invece “Ragazze Vincenti” era l’incipit di una storia vera, ovvero la nascita del baseball praticato dalle donne il cui campionato sarà poi organizzato sotto l’acronimo A-A GPBL (All-American Girls Professional Baseball League), lega questa che ebbe vita dal 1943 al 1954.

 

In verità già nel 1879 il diabolico Sylvester Franklin Wilson, un sinistro procacciatore d’affari, aveva ideato incontri di baseball tra squadre composte da solo donne che di baseball sapevano poco ma di movenze suscettibili di interesse molte.

 

E queste ultime erano il richiamo di un pubblico, solo e prevalentemente maschile, che raggiunse il 3 agosto di quell’anno a Philadelphia anche la considerevole cifra di 4500 spettatori paganti (vds su BOTR la tredicesima puntata degli “Eventi salienti di una storia infinita…”).

 

Poi tra arresti ed altro Sylvester scompare con tutta la sua iniziativa ma il seme, gettato così maldestramente, in seguito germoglierà in più iniziative evidenziando un raro impegno sportivo da parte delle donne. Infatti che il baseball piacesse e piaccia alle donne è un argomento fuori discussione ed avvalorato da atlete che con perseveranza e determinazione hanno cercato in tutti i modi a loro possibile di abbattere la barriera ostativa di potersi misurare in squadre maschili. 

La storia infatti annovera quale prima donna a giocare in una squadra di baseball maschile professionale Lizzie Arlington. Cresciuta a pane e baseball giocando con suo padre ed i suoi cinque fratelli, già a 13 anni Lizzie fu chiamata a lanciare per la squadra di baseball di Mahanoy City.

 

La sua personalità e bravura le procurarono diversi contratti con club di baseball femminili quali lo “Young Ladies Baseball Club” di New York (1894) e successivamente il "New York Stars" (1895).

 

Il 1898 è stato il suo anno di gloria: ingaggiata dal promotore sportivo e teatrale William Connor, firmò un contratto con i “Reading Coal Heavers” ed il 5 luglio debuttò come closer contro gli “Allentown Peanuts” ed i suoi lanci, nonostante avesse permesso due battute valide, riuscirono ad eliminare i tre canonici battitori preservando la vittoria per 5-0 al suo Club.

 

Il locale quotidiano “Reading Eagle” riportò che oltre un migliaio di spettatori, tra cui duecento donne, erano in visibilio e descrisse minuziosamente che ella indossava calze nere ed una uniforme grigia con gonna al ginocchio.

 

Tuttavia andò a precisare però che la Arlington “avrebbe potuto giocare in modo ottimale solo tra le squadre dilettanti poichè aveva dimostrato poco controllo dei lanci e scarsa forza per imprimere molta velocità alla pallina”, ma terminò con rispetto affermando che “per una donna, lei è un successo”.

 

Giocò ancora quell’anno alternandosi nel ruolo di seconda base, poi il suo nome scomparve dalle pagine dello sport. 

 

Michele Dodde

 

Segue 

 

 

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Commenti: 2
  • #1

    Rosa Mariano (venerdì, 08 marzo 2024 22:03)

    Da storico del baseball e da gentiluomo hai onorato questo 8 marzo trovando l'argomento adatto alla giornata. Spulciando nella " gloriosa " storia del baseball e della cronaca, mettendo in relazione l'oggi con l'allora.
    Grazie Michele

  • #2

    Giuditta Testa (lunedì, 11 marzo 2024 01:11)

    Mi è piaciuto "A League of Their Own," ma "The Bad News Bears" non molto.
    Grazie per l' informazione sulla signora Lizzie Arlington; non avevo mai sentito il suo nome.