di Frankie Russo tratto da scientificamerican.com
La chiave per il successo in qualsiasi sport non è un mistero: Buone idee, duro lavoro, disciplina, immaginazione, perseveranza e un po’ di fortuna non fa mai male. Ma non va tralasciato nemmeno il fallimento che gli studiosi del Northwestern University definiscono la vera chiave per il successo, conclusione a cui si è arrivati dopo un’analisi su circa 800.000 individui nell’arco di trenta anni che vanno dal 1985 al 2015. Ulteriori studi hanno portato ad un’altra importante conclusione ed altrettanto ovvia per la sua semplicità: Ogni vincitore inizia come perdente, ma non tutti i fallimenti garantiscono il successo ed è stato anche dimostrato che non è la perseveranza che fa la differenza tra un vincente e un perdente. Infatti, si è potuto rilevare che sia per coloro che eventualmente raggiungono il successo e coloro che falliscono, i soggetti in genere eseguono lo stesso numero di tentativi per raggiungere l’obiettivo
Quindi possiamo affermare che la perseveranza funziona solo se la si usa per imparare dagli errori. Il concetto consiste nel lavorare non solo duro, ma con intelligenza. Bisogna individuare cosa ha funzionato e cosa non ha funzionato per poi concentrarsi su ciò che deve essere migliorato invece di effettuare un totale cambiamento. I soggetti che falliscono generalmente sono coloro che lavorano con meno impegno rispetto a chi ha successo, magari hanno lavorato anche di più, ma si sono concentrati su fattori non proprio influenti.
Un altro elemento da prendere in seria considerazione è il tempo che passa tra un fallimento e un altro. Il tempo, difatti, dovrebbe diminuire costantemente. In altre parole, più velocemente si ripetono i fallimenti, maggiori sono le possibilità di eliminarli, mentre più tempo intercorre tra i tentativi, più difficile diventa correggerli.
In una banca dati in cui sono raccolti un numero rilevante di fallimenti, i ricercatori sono riusciti a determinare quando un soggetto avrebbe sbagliato ed è stato altresì possibile determinare quando un soggetto avrebbe avuto successo dopo vari fallimenti.
Lavorare con una banca dati così ampia ha permesso anche di identificare un punto cruciale in comune tra le centinaia di migliaia di esempi analizzati.
Il risultato ha indicato che a un certo momento si arriva a un bivio in cui uno dei percorsi conduce a una condizione di accrescimento e l’altro conduce a una condizione di immobilismo. Inizialmente, nella fase di apprendimento di due soggetti, l’avvicinamento al punto cruciale è pressoché identico, ma i risultati che conseguono ai fallimenti potrebbero differire notevolmente. Questa divergenza aumenta ad ogni nuovo tentativo, ed in alcuni casi è possibile carpire in quale fase si trova un individuo già al suo secondo tentativo.
Ciò ci indica che il punto di svolta, sia per i casi di fallimento che per i casi di successo è in contrasto con gli elementi tradizionali come la fortuna e le abitudini di lavoro di una persona, mostrando anche che in assenza di tali elementi, si può comunque ottenere risultati molto diversi. Ciò che in effetti interessa è come un individuo sbaglia, come gestisce l’errore e dove i fallimenti potranno condurlo.
Le ricerche finora effettuate infine, hanno mostrato come è ancora scarsa la conoscenza del ruolo che ha l'insuccesso, ma nel contempo hanno mostrato come il fallimento gioca un ruolo essenziale per il successo stesso.
Frankie Russo
N.d.r. La foto in home page è tratta dal sito lodazza.art dove è in vendita il manifesto:
Non permettere che il successo ti arrivi alla testa, non lasciare che il fallimento ti arrivi al cuore
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