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Il magico cerchio femminile delle prime donne - 3^ parte

di Michele Dodde

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Nel 1972 è la volta di Bernice Shiner Gera a farsi notare per la storia in quanto annoverata come la prima donna ad arbitrare una partita di baseball tra squadre professioniste. Era il 23 giugno e la sua designazione, dopo diverse peripezie che ella aveva affrontato con giusta determinazione, aveva richiamato l’attenzione dei mass media e c’era un folto pubblico ad assiepare le gradinate dello Shuron Park di Ginevra, New York.

In effetti per arrivare a quel traguardo aveva dovuto affrontare dure battaglie a partire già dalla preparazione professionale andando a frequentare la Fort Lauderdale Baseball Umpire School poiché, nonostante gli eccellenti rapporti redatti dagli istruttori, ella si trovò sempre ad essere emarginata dai colleghi maschi poiché nella mentalità corrente si riteneva che la direzione di una gara dovesse essere solo un appannaggio strettamente maschile e pertanto poi subdolamente fu respinta dalla National Association of Professional Baseball Leagues poiché, si disse, non soddisfaceva i requisiti tecnici di un buon umpire.

Fu il dirigente Ed Boherty a puntualizzare che gli umpire dovevano avere dai 21 ai 35 anni, alti un minimo di 5 piedi e 10 pollici (1,78 mt) e pesare almeno 170 libbre (77 kg), mentre Gera aveva 38 anni, era alta appena 5 piedi 2 pollici (1,57 mt) e pesava 126 libbre (57 kg). 

 

Sentendosi   preclusa ad ottenere il desiderato ruolo di umpire, il 19 marzo del 1969   inoltrò presso la Commissione dei Diritti Umani dello Stato di New York una formale denuncia di discriminazione sessuale ai sensi dell’articolo VII del Civil Rights contro la New York Professional Baseball League ed il suo presidente, Vincent McNamara, per non averla designata come umpire a causa del suo sesso. Il contenzioso fece scalpore anche in virtù del tempo in cui erano continue le manifestazioni relative alla liberazione delle donne che reclamavano la ottimale visone dell’uguaglianza del lavoro e così Gera si vide ricevere un contratto quale umpire dalla New York Penn League. 

 

Quel giorno dunque stava timbrando il cartellino come prima donna umpire ad entrare nel mondo dei professionisti in un doppio incontro tra i “Geneva Senators” e gli “Auburn Twins” quando al quarto inning della prima gara durante le fasi di un doppio gioco prima giudica salvo il giocatore dei Twins Terry Ford, poi cambia decisione e lo giudica out. Il manager dei Twins Nolan Campbel si precipitò subito fuori dal dugout e fissandola negli occhi le disse che lei con quel doppio giudizio aveva commesso due errori: il primo era stato quello di indossare l'uniforme da umpire, il secondo era stato quello di falsificare il gioco. A risposta Gera espulse dal campo il manager ma in cuor suo emise il triste canto del cigno poiché decise di dimettersi durante l’intervallo delle due partite in quanto fortemente delusa e disincantata dal comportamento degli altri colleghi in campo dai quali non aveva avuto alcuna collaborazione. 

A seguire si ricorda la figura professionale di Christine Wren seconda donna ad avere avuto l’opportunità di dirigere professionalmente gare di baseball sia nella Northwest e sia nella Midwest League.  

 

Da giovane, dopo aver giocato a baseball ed in seguito a softball, decide di volersi cimentare nel dirigere le gare perfezionandosi presso la Bill Kinnamon Specialized Umpire in California, che era una delle più quotate scuole per gli umpire negli Stati Uniti.

 

Al termine grazie alla sua determinazione e stile fu il facoltoso proprietario dei  “Los Angeles Dodgers”, Peter O’Malley ad invitarla a dirigere una partita di esibizione tra i suoi “Dodgers” e la “University of Southern California” nel 1975.

 

Da allora, essendo stata solo la seconda donna arbitro a calcare le scene dei diamanti, Wren ha dovuto affrontare diversi dubbi ed ironici scetticismi sul fatto che una donna potesse sopportare la pressione dell'arbitraggio e tuttavia, essendo stata designata per tre stagioni consecutive e complete, ha ottenuto diversi primati tra cui essere stata la prima donna a dirigere una gara come plate umpire, ad esibirsi in una partita dimostrativa di Major League e di una “All Star Game” di Minor League ed a incominciare a sgretolare la granitica mentalità maschilista del baseball.

 

Ad un cronista che le chiese come giudicasse le intemperanze a lei rivolte rispose sorridendo che “non ho le orecchie lunghe da coniglio, così sento poco quello che dicono dalle tribune e niente di quello che si mormora nei dugout”.

 

Lasciò il mondo del baseball per un altro lavoro ma presso la Baseball Hall of Fame Museum si conserva gelosamente la sua protezione per il torace insieme ad alcuni scorer delle gare dirette.

Devono passare ben dieci anni per annotare la presenza emergente di un’altra donna sui diamanti. Fu l’umpire Pam Postema che, sebbene fosse stata spesso considerata una ottima prospettiva per dirigere gare nella Major League, solo nel 1988 fu invitata dal Commissario Bart Giamatti a sottoscrivere il debito contratto per dirigere nella massima serie iniziando a giudicare i giochi delle gare durante lo spring training ed anche di quella prestigiosa “Hall of Fame Game” tra gli “Yankees” di New York e i “Braves” di Atlanta.

 

Purtroppo la scomparsa di Giamatti pose fine alla sua aspirazione con annullamento del contratto che pure era stato motivato da ben 13 anni di apprezzata e lodata esperienza.

 

In seguito, intentando una causa per discriminazione sessuale a livello federale, andò a dichiarare: “Credo di essere idonea ad appartenere alla Major League e sono fortemente consapevole che se non fossi una donna, oggi ne farei parte” ed il suo comprensibile rammarico lo riversò nel suo libro “ You've Gotta Have Balls to Make It In This League “ (Devi avere le palle se vuoi farcela in questa Lega)  pubblicato nel 1992.

 

Michele Dodde

 

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