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Nel 1972 gli onori della cronaca investiranno suo malgrado una giovanissima ragazza del New Jersey, la dodicenne Maria Pepe. Entrata insieme alle sue amiche di quartiere a far parte della squadra “Young Democrats” a Hoboken, per tre partite fu invitata a salire sul monte di lancio dall’allenatore Jim Farina. Il suo impiego in una squadra di ragazzi non fu gradito dai colletti bianchi della Little League che, a mente di una limitatrice regolamentazione varata nel 1951, ingiunsero alla Pepe di lasciare la squadra. Dunque su questo divieto, che amareggiò moltissimo la passione per il baseball da parte della dodicenne, prese l’avvio un caso giudiziario fortemente sostenuto dalla National Organization for Womem (NOW) dinnanzi alla Corte Superiore del New Jersey. Come esaminatore dei Diritti Civili fu chiamato ad emettere la sentenza il giudice Sylvia Pressler che, esaminati gli atti, prese una decisione incisivamente formulata a favore della Pepe consentendole così di poter continuare a giocare in una squadra di Little League con un significativo assioma: “L’Istituzione della Little League è americana come l’hot dog e la torta di mele. Non c’è alcun motivo allora per cui questa parte dell’America debba essere negata alle ragazze”.
Il suo verdetto dapprima contestato dall’organizzazione nazionale della Little League perché ritenuto vendicativo e pregiudizievole, alla fine passerà trionfalmente alla storia poiché nel successivo anno sarà la chiave d’accesso al cambiamento dello statuto della Little League con il principio di consentire anche alle ragazze di giocare nelle squadre affiliate ovunque negli Stati Uniti.
Dopo questa sentenza sull’onda del Movimento di Liberazione delle Donne ne verrà rubricata un’altra denominata “Titolo IX” che sancirà come nessuno potrà essere discriminato sulla base del sesso all'interno delle scuole e che sia nelle scuole superiori e sia nelle università non si potranno mai escludere le donne dalla partecipazione agli sport. Sull’emotività di questo evento in seguito gli Yankees di New York nomineranno Marie Pepe "Yankee onoraria per un giorno".
A latere, nel 1992 l’estro e la versatilità di Janet Marie Smith nel progettare il Camden Yards a Baltimore con una nuova ed avveniristica visione non disgiunta da uno stile retrò che riesce a plasmare un tocco nostalgico di ciò che furono i campi di baseball la porteranno a gestire la ristrutturazione di diversi diamanti sia della Major sia della Minor League tra cui quelli di Atlanta, Boston e Los Angeles.
Diventa così una delle prime donne a ricoprire una posizione esecutiva in qualsiasi club di baseball della Major League poiché capace di fondere perfettamente i migliori elementi del passato con quelli del futuro.
Il 13 novembre del 2020, disarticolando diverse ombre, furono i Miami Marlins ad assumere come General Manager Kimberly J. Ng, di origine asiatica-americana, rendendola la prima donna a ricoprire questo prestigioso incarico in ambito della Major League.
Laureatasi all’Università di Chicago, dopo aver lavorato nel front office di diverse squadre della Major League, la stessa rivista “Forbes Report” nel 2015 la riporterà nella sua personale lista al quinto posto tra le donne più influenti nel mondo dello sport. Nella sua prima stagione come GM i Marlins arrivarono quarti nella National League Est con un record di 67-95.
Il 2014 evidenzierà l’estro di Mo'ne Ikea Davis di Philadelphia poiché questa giovanissima diventerà la prima ragazza a vincere una partita e lanciare uno shutout nella storia delle Little League World Series, attirando l'attenzione nazionale per le ragazze nel baseball amatoriale. Attualmente gioca nella squadra di Softball della Hampton University di Philadelphia.
In cronologia è stata la diciottesima ragazza in assoluto a giocare in queste blasonate serie ma è stata la prima a rimarcare il proprio successo riuscendo all’età di 13 anni a lanciare la pallina alla eccezionale velocità di 70 miglia orarie (110 Km/h), lancio cronometrato durante la sua partita del 15 agosto del 2014 quando portò alla vittoria del titolo la sua squadra “Taney Dragons”. Tra i suoi primati poi dà una preziosa cornice quella di essere stata la prima giocatrice di baseball della Little League ad essere immortalata sulla copertina del prestigioso settimanale “Sport Illustrated”.
Ancora come riflesso delle donne che hanno avuto “qualcosa a che fare con il baseball” si annovera la giornalista sportiva afroamericana Claire Smith che è stata la prima donna a ricevere nel 2017 il “JG Taylor Spink Award”, la più alta onorificenza riconosciuta dalla Baseball Writers’ Association of America (BBWAA) per “contributi meritori alla scrittura del gioco del baseball”.
Si era distinta con i suoi articoli sulla Major League pubblicati sui quotidiani “Hartford Courant”, “The New York Times” e “The Philadelphia Inquirer”. Attualmente è una carismatica commentatrice nello staff redazionale di ESPN.
Ora il futuro delle donne nel baseball è dietro l’angolo ed i risvolti potranno essere sempre molti e mutevoli poiché il baseball da semplice gioco, diventando semplificatore della vita, ha acquisito il diritto di essere un intimo atto di fede in sè stessi. E non sono solo parole…
Michele Dodde
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Claudio (giovedì, 02 giugno 2022 16:31)
Certo che vi è una grande differenza fra Common Law e diritto romano, in fin dei conti 2000 anni di storia hanno un certo peso; non vorrei che piano, piano si imboccasse una strada “common””!