Tratto dall'intervento di Paolo Bottari durante il Baseball Book Day
di Paolo Bottari
Nel mio libro “L’Oro di Lucca” ripercorro la nascita e la storia degli sport e dei campioni lucchesi tra aneddoti e imprese leggendarie. Sono storie di campioni, imprese epiche e società sportive prime della classe ma soprattutto storie di sport di cui racconto il bello e il buono nella provincia di Lucca, dalle origini ad oggi, passandolo in rassegna dalla A alla Z con tutte le principali discipline sportive. Un racconto agile e coinvolgente che rappresenta anche una parte di storia della città fin dai tempi dei romani che, nel celebre anfiteatro cittadino, il primo impianto sportivo del territorio, vi tenevano i primi “giochi” con le fiere...
Il libro è un’autentica passerella di campioni e curiosità di tutti gli sport e di tanti avvenimenti, dai primi olimpionici, ai campioni mondiali, con tante storie di calcio, ciclismo, basket, atletica, scherma, tiro, nuoto…. Ce n’è per tutti, con tante immagini e ritagli di giornale d’epoca e non poteva mancare il baseball che, a Lucca, si affacciò per la prima volta, come è ricordato qui a Marlia, nell’immediato secondo dopoguerra. Merito degli americani che, dopo aver liberato la città nel settembre del 1944, dovettero comunque rimanervi per tutto il lungo inverno fino alla liberazione della zona montuosa della Garfagnana nell’aprile successivo, con il territorio provinciale diviso in due dal fronte e dalla Linea Gotica.
Fu nel 1945, a liberazione avvenuta, con gli americani impegnati a ristabilire l’ordine, vegliando sulla nascente democrazia, che in uno di quei pomeriggi noiosi in cui non succedeva niente, nella piazza principale della città, la “piazza Grande”, proprio di fronte al Palazzo del Governo, spuntarono una mazza, una pallina da baseball e un guantone.
Qualche soldato americano non aveva saputo resistere e se lo era portato, di nascosto, nello zaino, dalla madre patria. Approfittando dei grandi spazi aperti offerti dalla piazza, all’improvviso comparve un “diamante” dalle linee un po’ incerte e, prima timidamente, e poi sempre più convintamente, cominciarono i primi lanci e le prime battute sotto gli occhi esterrefatti dei lucchesi. Le palline cominciarono a volteggiare in aria, sfiorando i vetri delle maestose finestre di Palazzo, guadagnandosi la curiosità dei presenti che si chiedevano se una di quelle avrebbe mai fatto centro su quelle storiche vetrate.
Da quel momento, ogni giorno, si radunò un numero sempre più alto di curiosi per assistere a quelle partite, cercando di capirne i meccanismi mentre i ragazzi più intraprendenti riuscirono anche a provarci. Purtroppo, ad un certo punto, quel passatempo finì, con le truppe americane che dovettero lasciare il suolo lucchese e, per qualche anno, non si sentì più parlare del baseball.
Dovettero passare cinque anni, quando quei ragazzi ormai fattisi uomini, rispolverarono gli attrezzi-cimeli ricevuti in dono dagli americani, per dare vita alla prima società di baseball lucchese la “Lucca B.C. Le Pantere” iscrivendola alla serie B. Bastò un anno di praticantato sul prato dell’Ippodromo lucchese, per mettere a punto le basi di una squadra solida che, al secondo tentativo, si impose nel girone regionale, sfiorando la serie A.
I risultati portarono consapevolezza e voglia di crescere, tanto che, la società volle ingaggiare dalla vicina base militare USA di Camp Darby, il coach James Purdy e due ottimi giocatori americani come l’interbase Herbert Clark e la seconda base Antony Brutico che fecero subito la differenza.
Era il 1955 quando la squadra sfiorò la promozione in A, non riuscendo nemmeno ad essere ripescata quando Trieste dovette rinunciare.
La mancanza di un campo da gioco adeguato le fu fatale per ogni ambizione e a niente servì il tardivo interessamento dell’Amministrazione con la concessione del prato di gioco dello stadio Porta Elisa.
La ferma opposizione della società di calcio della Lucchese preoccupata per il manto erboso e l’occasione ormai persa, fecero scemare l’interesse, portando ad un veloce ridimensionamento del baseball fino alla sua scomparsa. Così, quell’annata rimase un sogno di mezz’estate, per il baseball lucchese che perse l’occasione di consolidarsi e che dovette ripartire da zero, a distanza di un decennio con la nuova società Baseball Le Pantere dai colori bianco-verdi.
Nel frattempo, però, in America, approfittando degli spazi vuoti, lasciati dai campioni del baseball che erano dovuti partire per la guerra, si era messo in evidenza anche un emigrato lucchese, il primo di successo, arrivato nella Major League.
Questi era Marino “chick” Pieretti, buon lanciatore, basso di statura, che per cinque stagioni giocò nella massima serie statunitense indossando prima la casacca dei “Senators” di Washington, poi quella dei “Chicago White Sox” per chiudere infine la sua carriera con quella degli “Indians” di Cleveland.
Tanti successi, tanti lanci che tuttavia non ebbero il dovuto target poichè per gli addetti ai lavori Marino Pieretti resta e resterà nella memoria solo come un buon “Lanciatore ma del tempo di guerra”.
Paolo Bottari
Intervento di Paolo Bottari presso il Baseball Books Day
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franco ludovisi (giovedì, 16 giugno 2022 11:30)
Dalla mia personalissima CRONACA DI UNA VITA NEL BASEBALL
Nel 1951 faccio il mio esordio ufficiale nel baseball giocato nel campionato di serie B girone C con la Libertas Bologna.
Nel nostro girone, oltre alle Calze Verdi, erano inclusi il Rimini, il Modena – unica squadra che riuscimmo a battere – e le PANTERE LUCCA.
Queste ultime mi impressionarono molto quando vennero a Bologna al campo Antistadio con belle divise corredate da un fazzoletto viola al collo alla “Settimo Cavalleggeri”; non impressionarono sotto il profilo del gioco, ma portarono a casa il risultato perché rimanemmo senza palline a metà gara e perdemmo per regolamento.