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Il peccato

(Photo by Joshua Bessex/Getty Images)

di Lorenzo Malengo

"Peccare" deriva dal greco "Hamartia", termine militare legato all'arcerìa che significa "mancare il bersaglio". Commettere peccato significa quindi mancare il bersaglio. È interessante conoscere l'origine di questa parola perché la nostra vita è composta da spostamenti tra un obiettivo e l'altro ed è proprio il viaggio tra bersagli che ci procura emozioni positive. Di conseguenza possiamo dire che senza un obiettivo da raggiungere siamo sopraffatti da emozioni negative come ansia, paura, rabbia e rancore. È impossibile colpire qualsiasi bersaglio se prima non si specifica a cosa si mira, ma è poco probabile che troveremo il bersaglio giusto ai primi tentativi proprio perché, come per tutte le cose, serve allenamento.

Per avere successo, per vivere una vita coinvolgente, dobbiamo scegliere un obiettivo abbastanza complesso da offrirci molte opzioni che ne facilitano l'avvicinamento, alcuni ostacoli per mantenerci invogliati e motivati, e molte opzioni irrilevanti poiché avere troppe cose da distinguere tra strumenti utili ed ostacoli ci tiene bloccati con l'ansia di prendere la decisione corretta.

Lo sport è una delle strade migliori per allenarsi ad individuare obiettivi e costruire strategie per raggiungerli. Il baseball in particolare offre tantissime possibilità. L'obiettivo in cima alla gerarchia è teoricamente vincere la partita, e di conseguenza ogni giocatore della squadra fissa degli obiettivi specifici del proprio ruolo che, se raggiunti, avvicinano la squadra intera alla vittoria. È quindi fondamentale saper riconoscere quali sono gli obiettivi di ogni singolo ruolo, dal più semplice al più complesso, e aiutare poi i giovani a creare delle strategie per raggiungerli.

 

Spesso tuttavia, abbiamo paura di specificare l'obiettivo che vogliamo raggiungere perché nel momento stesso in cui lo facciamo stiamo contemporaneamente identificando le condizioni del nostro fallimento: avere un percorso specifico da implementare per raggiungere ogni obiettivo ci rende immediatamente consapevoli di tutte le volte in cui andiamo fuori strada, ed è molto frustrante, spaventoso, doloroso e demoralizzante.

 

Le persone quindi preferiscono mantenersi nella nebbia, senza una direzione specifica, per evitare i fallimenti, ma così facendo evitano anche le emozioni positive associate al viaggio verso il successo. Un po' come nella famosissima saga di Harry Potter: il cattivo, Voldemort, non viene mai nominato direttamente perché la gente lo teme così tanto da rifiutarsi di specificarne il nome, e di conseguenza la loro paura continua ad aumentare perché "la paura di un nome non fa che aumentare la paura della cosa stessa".

 

Dare il nome a ciò che ci spaventa, identificare i nostri obiettivi, li rende immediatamente concreti, reali, e di conseguenza meno terrificanti e più raggiungibili poiché se sappiamo cosa dobbiamo affrontare possiamo anche creare delle strategie per farlo.

Nel baseball, soprattutto nelle categorie giovanili, dovremmo concentrarci nell'aiutare i giovani a prendere la mira verso degli obiettivi scelti volontariamente da loro stessi tenendo conto che vogliamo che crescano, e quindi incoraggiarli verso bersagli che li mettono abbastanza in difficoltà da fargli superare i propri limiti ma non al di là della loro portata perché altrimenti li stiamo condannando al fallimento continuo.

 

Un esempio concreto parte dalla battuta, il gesto tecnico più complicato in assoluto dove anche chi è bravissimo fallisce 7 volte su 10: molto spesso i giovani entrano nel box con l'obiettivo di fare una valida, cosa matematicamente poco probabile. Di conseguenza, ogni volta che si pongono quell'obiettivo sono più indirizzati al fallimento che al successo.

 

Dobbiamo aiutarli a scegliere un obiettivo più semplice, indipendentemente da quale sia, poiché è il fatto di raggiungerlo a creare emozioni positive che incoraggiano poi a sceglierne uno più complicato e così via, finché la valida arriva automaticamente come diretto risultato del raggiungimento di una serie di obiettivi incrementalmente sempre più complessi. Ad esempio: "colpisci forte la palla". Chiaro e apparentemente semplice nella formulazione, ma chi conosce il gioco sa quanto anche quel piccolo obiettivo può essere molto difficile da raggiungere.

"Un obiettivo senza una strategia è solo un desiderio"

 

Lorenzo Malengo

 

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