Consolidato il suo potere, Castro, in linea con la sua ideologia, pose fine al professionismo nel baseball cubano e la Cuba League fu soppiantata da un programma amatoriale sponsorizzato completamente dal nuovo Stato di Cuba. Questa inaspettata imposta di tendenza incominciò a creare e a destabilizzare non poche coscienze perché il baseball a Cuba, per dirla come lo scrittore e studioso Peter Bjarkman, “ ..era troppo radicato nella società ed era uno strumento molto importante per costruire sia la coesione sociale interna sia un’efficace macchina di propaganda della politica estera…”. Per tale motivo, nonostante i nuovi indirizzi politici, il baseball insegnato, praticato e vissuto a Cuba in quegli anni divenne una fucina inesauribile di talenti capaci di dominare nelle Olimpiadi, nella World Cup in ambito Ibaf e nei Giochi Pan Americani ma poi gli stessi, confrontandosi con altre realtà non disgiunte da fattori economici, si sentirono pronti e maturi a confezionare defezioni illustri e per primo, a partire dal 1963, fu Rogelio Alvarez Hernandez che, dopo una mai svelata fuga da Cuba, andò a giocare tra i professionisti statunitensi per ben 18 stagioni agonistiche.
Dopo di lui molti altri giocatori tentarono il viaggio di sogno verso la porta dorata di Key West ed oltre cento di essi poi riuscirono ad affermarsi tra le varie franchigie americane, canadesi e messicane. Di certo era quella di lasciare Cuba una sofferta decisione poiché erano ben consapevoli che il difficile passo li avrebbe poi fatti etichettare come “disertori” e banditi a vita da Cuba da parte del Governo.
L’agenda con questa osmosi tuttavia si arricchirà sempre di più con aneddoti, storie romanzate e sofferti esili per via dei distacchi familiari ma in chiusura annoterà con un chiaro evidenziatore tra i tanti Eisler Livan Hernandez Carrera, bionico lanciatore che resterà sul monte di lancio per diciassette anni indossando ben nove casacche, poi Danys Baez Gonzalez che diserterà dalla nazionale cubana durante i giochi Panamericani andando a lanciare magnificamente per gli Indians di Cleveland, i Tampa Bay Devils Rays, i Los Angeles Dodgers, gli Atlanta Braves, i Baltimore Orioles e chiudere la carriera con i Philadelphia Phillies ma soprattutto ricorderà sopra le righe Rusney Castillo Peraza che riuscì a firmare un contratto di 72,5 milioni di dollari con i Red Sox per sette anni e Josè Dariel Abreu Correa che firmò con i White Sox un contratto di 68 milioni per sei anni.
Il baseball cubano dunque non è e non è stato solo un gioco ma anche un perfetto artefice principe delle rivoluzioni, un continuo messaggio criptato, un omogeneo tessuto sociale e soprattutto un anelito inno alla libertà. Forse non è poco…
Michele Dodde
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alex m. (martedì, 15 novembre 2022 19:41)
Ho letto i tre articoli in fila e li ho trovati molto interessanti.
Grazie!!!
Marcella (giovedì, 17 novembre 2022 08:05)
Bello, veramente bello e interessante!