Avevo ben tre coppie di gemelli in squadra quando allenavo il Modena nell’84:
i gemelli Moschin, Roberto e Pierluigi, i gemelli Dolzani, Gianni e Paolo e i gemelli Mauriello, Alfonso e Adriano.
Se si escludono i gemelli Mauriello che li ho sempre riconosciuti immediatamente dal momento che uno portava la barba e l’altro no (finchè Adriano non si tagliò il pizzo ed allora mi sbagliai anche con loro) le altre due coppie erano praticamente identiche almeno per me che avevo appena cominciato a frequentarle. Moschin Roberto e Pierluigi giocavano rispettivamente terza base ed esterno centro e con loro rimediavo dicendo:
“Gli interni con me a fare infield, gli esterni invece fuori a giocare palle fungate!” ed allora Roberto stava con me e Pierre si allontanava.
Nella foto di squadra cerchiati i gemelli Roberto Moschin in alto e Pierluigi Moschin inginocchiato (foto tratta dal profilo FB di Roberto Moschin)
I Dolzani erano anch’essi indistinguibili: uno era lanciatore, l’altro ricevitore. Ricordo che un giorno dissi a Paolo, credendolo Gianni, di andare sul monte per allenarsi come di consueto, ma il “Chi, io?” che mi rimandò mi fece capire che avevo sbagliato persona: lo lasciai lo stesso in pedana e da lì partì la sua carriera anche come lanciatore. Se invece Paolo e Gianni stavano lanciando non avevo problemi a distinguerli perché Paolo lanciava da tre/quarti, mentre Gianni rilasciava da sopra.
Gianni Dolzani in una foto recente (tratta dal profilo FB di Gianni Dolzani)
I gemelli sono veramente particolari nei loro comportamenti:
ricordo che quando partivamo per le trasferte i Moschin, che non abitavano più assieme da tempo, si presentavano comunque con un abbigliamento identico senza nessun accordo preventivo.
Ricordo che in una trasferta a Macerata Gianni Dolzani era particolarmente nervoso e contestava l’arbitro sia quando lanciava che quando era in battuta. Era molto normale che Gianni contestasse a differenza di Paolo sempre molto tranquillo almeno in apparenza, ma quella volta Gianni contestava al limite ed al limite era anche la pazienza dell’arbitro. Allora presi la decisione di sostituirlo prima che venisse buttato fuori e lo feci subendo le sue contestazioni, ma quello che non avevo previsto fu che il ruolo di contestatore venne immediatamente assunto dal gemello Paolo quasi avesse ricevuto una tacita delega da Gianni.
Nella foto Roberto Moschin in Terza base e "Cebi" Vecchi sul monte (foto tratta dal profilo FB di Roberto Moschin)
In un’altra trasferta a Ronchi dei Legionari, al termine di una difesa, abbiamo come lead off del nostro attacco Pierre Moschin non proprio portato per questo ruolo, mentre lo è molto di più il gemello Roberto e la partita è stretta ed occorrerebbe avere subito uomini sulle basi per dare pressione.
Qualcuno propone il cambio di casacca fra i due così batterà subito Roberto.
Approvo immediatamente: avrei proprio voluto vedere chi poteva accorgersi del cambio. Ordino ai due di farlo e vado a suggerire in terza. Bastano pochi lanci al pitcher avversario per neutralizzare il nostro primo battitore.
Resto deluso: ho barattato senza ottenere risultati.
Tornato in panchina mentre i nostri difendono dico ai miei coach:
“Eppure avrei scommesso che Roberto avrebbe fatto qualcosa di buono”.
“Ma non è mica andato in battuta Roberto: non hanno voluto scambiarsi la casacca!
Ci è andato regolarmente Pierre.”
“E perché mai?”
“Perché non se la sentivano di ingannare nessuno!”
Franco Ludovisi
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