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Baseball: donne in campo!

 

di Ezio Cardea

Il carissimo Michele Dodde riapre su Baseball on The Road un capitolo affascinante:  le donne nel “baseball”. Ho assistito a bellissime partite di softball femminile e non vedo perché le donne non possano offrire spettacoli eccellenti anche nel baseball. Quindi, bene un baseball misto, ma bene anche un baseball esclusivamente femminile per far tornare questo sport meraviglioso ad una dimensione che si è un po’ persa. Intendo dire (è una mia sensazione e quindi potrei sbagliarmi) che, soprattutto ultimamente,  il baseball punta troppo sulla “potenza”, percorrendo un cammino intrapreso già da tempo con l’inserimento nel line up del “battitore designato” in sostituzione del lanciatore.  

Il pretesto, peraltro non privo di ragione, è quello di salvare il pitcher da eventuali incidenti e comunque di evitargli sforzi che possano influire sul suo rendimento nella successiva fase difensiva; però non escludo un’altra motivazione: il desiderio di rinforzare il line up. Si tratta di intenti assolutamente legittimi che, tuttavia, tendono a far scivolare in secondo piano la strategia, che è una peculiarità del baseball. Non che gli altri sport ne siano privi, ma in nessuno assurge ai livelli del baseball il cui fascino sta proprio nel mix di strategia, tattica e tecnica, ingredienti che rendono imprevedibili le mosse di chi attacca e, per chi si difende, difficoltoso assumere gli opportuni posizionamenti difensivi. 

Seguendo la tendenza tesa a privilegiare la “potenza” del monte, ormai ogni squadra, non solo nella MLB ma anche nel nostro ben più modesto baseball italiano, alterna una media di 3 o 4 lanciatori (quindi ogni partita fa registrare 7 o 8 cambi) con un pesante allungamento dei tempi delle gare e conseguente allentamento dell’attenzione del pubblico: fattore molto negativo, assieme ad altri comportamenti “perditempo”,  cui ora si cerca di por rimedio con innovazioni alcune delle quali discutibili perché contrastanti con lo spirito del baseball. 

 

L’altra tendenza di arricchire il roster di “bomber”,  induce i manager a fare affidamento sulla loro potenza, con scivolamento in secondo piano delle strategie di gioco. Certo è bello assistere ad un fuoricampo che ribalta il risultato, e magari vederne più di uno … ma pare poca cosa rispetto a partite in cui i manager lottano nell’attuare varie strategie, sia di attacco che difensive, che coinvolgono incredibilmente il pubblico nel cercare di intuirle e discuterne!  Partite in cui ogni azione, se non ogni lancio, è governato dalla fantasia, intelligenza e capacità dei manager oltre che dalla valenza tecnica dei giocatori.

 

Quale strategia di gioco è attuabile contro una serie di pitcher da “no hit” che paralizzano gli attacchi? e quale strategia difensiva è possibile con un line up di “bomber” che annientano le difese?  Ci si può limitare a tatticismi come quelli di cambiare il pitcher in funzione del battitore nel box o di sostituire quest’ultimo a seconda di chi sale sul monte di lancio. Ma l’altro aspetto del baseball a mio avviso più stimolante, quello delle strategie, passa in secondo piano.

Quanto detto finora sembra non avere attinenza col tema delle donne nel baseball.  Al contrario, il nesso c’è ed è costituito dal fattore fisico ovvero dalla minore potenza, salvo le dovute eccezione, delle donne (*) rispetto agli uomini: un “minus” peraltro molto ben compensato da altre qualità (agilità, plasticità dei movimenti e prontezza di riflessi) che possono far invidia al cosiddetto “sesso forte”!  Inoltre, come ci ha raccontato  Dodde nei suoi articoli sull’argomento, nonostante la loro presunta minore violenza dei lanci, pare che le donne sul monte si siano fatte ben rispettare persino da battitori del calibro dei mitici Babe Ruth e Lou Gehring!. 

 

In conseguenza di quel “minus”, se nel baseball femminile vengono mantenute le stesse misure di campo del baseball maschile, gli “home run” ci saranno comunque, ma saranno più rari  e, sempre di conseguenza, vi sarà maggior gioco in campo. Il tutto a beneficio della strategia che tornerebbe ad assumere di nuovo quel ruolo primario che contraddistingue il nostro sport.

Ezio Cardea

 

(*) da internet

  • Primato velocità maschile: L'attuale primatista è il giamaicano Usain Bolt, che il 16 agosto 2009 a Berlino ha corso i 100 metri in 9,58 secondi, a una media di 37,578   km/h (con vento a 0,9 m/s).
  • Primato velocità femminile: La maggiore velocità ufficialmente registrata da una donna sulla breve distanza, senza ausili meccanici e calcolata con partenza da fermo, sono ottenute sulla distanza dei 100 metri piani, una specialità appartenente all’atletica leggera. L’attuale primatista di tale disciplina è la statunitense Florence Griffith-Joyner (nella foto in alto), che il 16 luglio 1988 ad Indianapolis ha corso i 100 metri in 10,49 secondi, ad una media di 34,31 km/h.
  • Primato sollevamento pesi maschile: Björnsson, la «Montagna» del Trono di Spade, solleva 501 chili in stacco e fa il record del mondo. Il primato resisteva da quattro anni, stabilito da Eddie Hall nel 2016 con 500 chili. 
  • Primato sollevamento pesi femminile: Wei Deng ha disputato una finale perfetta, caratterizzata da 6 alzate valide di altissimo livello che le hanno permesso di migliorare tutti i record del mondo fatti segnare da lei nei Mondiali 2018. 116 kg di strappo, 145 kg di slancio per un totale di 261 kg impossibile da eguagliare per il resto della concorrenza.22 set 2019

 

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