di Paolo Castagnini tratto da MLB.com
La vera storia della "Pine Tar Game"
Ci sono alcuni momenti nella storia dello sport che sono impressi così profondamente nella memoria che possono essere ricordati con poche parole come ad esempio “The Catch.” (La presa). Frasi come questa riportano immediatamente la nostra mente a qualcosa che non dimenticheremo mai e che ricorderemo negli anni successivi. Ieri ricorreva il 40° anniversario di uno di questi eventi, e questo è forse il più bizzarro di tutti. Quando senti "The Pine Tar Game", (la Partita della Resina di Pino) c'è un'immagine che ti balena immediatamente davanti agli occhi: un furibondo George Brett che corre in modo incontrollabile fuori dalla panchina allo Yankee Stadium per affrontare l'arbitro di casa base Tim McClelland. Ciò che è stato in gran parte dimenticato in quel evento del 24 luglio 1983, è ciò che c'è dietro e come finì quella partita... 26 giorni dopo.
Quattro decenni dopo, il Pine Tar Game rimane uno degli episodi più strani nella lunga storia del baseball. Questa è la storia della sua conclusione, una storia che presenta una serie di circostanze così peculiari che non saresti in grado di inventarla se stessi scrivendo una sceneggiatura di Hollywood.
Ma prima, una premessa.
Le radici di quello che divenne noto come "The Pine Tar Game" risalgono ad anni prima che fosse giocato.
A partire dalla metà degli anni '70, si sviluppò un'accesa rivalità tra i Royals e gli Yankees quando i due club si incontrarono nell'American League Championship Series in quattro dei cinque anni dal 1976-80.
C'era Kansas City, una metropoli del Midwest con una piccola squadra di Major League in ascesa. C'era New York, una città con un colosso del baseball all'altezza della sua fama, una squadra che aveva vinto 20 titoli delle World Series e che qualsiasi cosa diversa dalla vittoria di una World Series la vedeva come un totale fallimento.
Tanta fu l'intensità tra i tanti personaggi pittoreschi coinvolti.
Il manager degli Yankees Billy Martin, il cui carattere irascibile e genio tattico lo resero una delle personalità più famose nella storia del gioco, era nel periodo di maggior successo della sua carriera manageriale.
Martin aveva guidato gli Yanks all'ALCS nel 1976 e aveva portato New York a un campionato delle World Series nel '77, prima di essere licenziato dal controverso proprietario George Steinbrenner durante la campagna del '78 - per inciso, esattamente cinque anni prima del Pine Tar Game. È stato il primo dei cinque licenziamenti di Martin ordinati da Steinbrenner durante una delle epoche più tumultuose della storia degli Yankees.
Il terza base dei Royals George Brett salì alla ribalta durante questo periodo come uno dei battitori più forti e avversario tra i più agguerriti, diventando quasi il primo giocatore da Ted Williams nel 1941 a battere oltre .400 quando finì con una clip di .390 nella sua stagione 1980 e MVP dell'American League.
Il terza base degli Yankees Graig Nettles è stato quattro volte All-Star e due volte vincitore del Gold Glove Award dal 1976 al 1980, aiutando New York a vincere due titoli consecutivi delle World Series nel 1977 e nel '78.
Brett, Martin e Nettles sono stati gli attori principali nella controversia sul gioco della resina di pino. E questa è una bella storia.
Furono Brett e Nettles a scatenare un'uscita della panchina durante la partita 5 dell'ALCS del 1977.
"Ho battuto un triplo su Ron Guidry", disse Brett. “E stavo correndo più forte che potevo, e a causa il mio slancio ho proseguito dopo che ho toccato il sacco di terza spingendo Nettles. Lui ha fatto un passo indietro e mi ha dato un calcio in faccia perciò mi sono alzato e gli ho rifilato un pugno".
Ciò avvenne solo pochi giorni dopo che Hal McRae dei Kansas City ostacolò un doppio gioco in gara 2 facendo cadere il seconda base degli Yankees Willie Randolph. Fu Brett a colpire la palla in terza, dove Nettles dopo averla raccolta in campo l'ha tirò a Randolph.
"Kansas City e New York non si piacevano", raccontò Brett. “Nel '77 è stato quando è iniziato tutto per davvero. Avere una rivalità del genere con una squadra al di fuori della tua divisione, questo ti dice quanto fosse grande la rivalità".
"Andrò là fuori e li ucciderò"
Sei anni dopo
Non sai mai cosa vedrai in un dato giorno al campo da baseball. Il Pine Tar Game è un esempio per eccellenza dell'universo sconosciuto di possibilità che circondano una partita di baseball dopo che viene effettuato il primo lancio.
Quel giorno fino a quel momento la partita era piuttosto ordinaria. Durante i primi otto inning, gli Yankees erano in vantaggio 4-3. Dale Murray, che era uscito dal bullpen di New York in soccorso del titolare Shane Rawley al sesto inning, stava cercando di chiudere la partita.
Murray eliminò i primi due "Royals" del nono inning, Don Slaught e Pat Sheridan. Ma il battitore successivo era Brett.
Il manager Martin uscì dalla panchina e chiamò al bullpen uno dei più grandi lanciatori di tutti i tempi, Goose Gossage, per chiudere la partita contro uno dei battitori più temuti del campionato.
"Preferivo di gran lunga affrontare Gossage piuttosto che Murray, in qualsiasi giorno della settimana", disse Brett. “Murray aveva davvero una buona sinker – sarebbe stata dura colpirla. Ma sai una cosa? C'erano già due eliminati nel nono inning.
Con il conteggio 0-1, Brett colpì una palla alta veloce di Gossage oltre il muro nel campo centro destro per capovolgere il risultato e dare ai Royals un vantaggio di 5-4. Nessuno poteva prevedere cosa sarebbe successo dopo.
Mentre Brett girava intorno alle basi, Martin uscì dalla panchina degli Yankees.
"Quando Billy ha iniziato a camminare là fuori e Nettles è arrivato dalla terza base, ho pensato, 'Oh, no'", disse Bud Black, lanciatore partente per Kansas City e stava guardando da una piccola televisione in bianco e nero nella clubhouse dei Royals.
“Hanno fatto vedere gli arbitri, poi hanno mostrato George in panchina, poi di nuovo gli arbitri, poi di nuovo a George in panchina. Continuavano ad andare avanti e indietro con le telecamere”.
"Sembrava un'eternità", ha detto Brett.
Martin stava parlando con McClelland, indicando con insistenza la mazza di Brett mentre il ricevitore degli Yankees Rick Cerone la sollevava per l'ispezione.
"Ero seduto accanto a Frank [White] in panchina", ha disse Brett. “E lui dice: 'Potrebbero eliminarti perché hai troppo catrame di pino sulla mazza. Un'altra squadra l'ha fatto a John Mayberry qualche anno fa'.
"E io dico, 'Frank, se mi chiamano out per aver usato troppo catrame di pino, andrò là fuori e li ucciderò.'"
McClelland prese la mazza e conferì con il resto del gruppo arbitrale. Poi la posò su casa base: non portava un righello in tasca mentre arbitrava, e sapeva che il piatto era largo 17 pollici e misurò così la resina.
Fu allora che la regola 3.02 divenne una delle più famose nella storia dello sport. Affermava che qualsiasi sostanza utilizzata per rendere la mazza più facile da impugnare non poteva estendersi oltre i 18 pollici dal manico. La resina sulla mazza di Brett, in questo caso, era a circa 23 pollici dal manico.
“Cinque secondi dopo, Tim McClelland mi chiamo: 'Dove sei? Ei tu... sei out'”, raccontò Brett.
Prima che McClelland, che giustamente indicava Brett con la mazza ora ritenuta illegale, abbassasse persino il pugno destro chiuso che aveva alzato per il segnale di "out", un livido Brett lo stava già caricando.
"Dovevo mantenere la mia parola -- dovevo andare là fuori!" disse Brett ridendo.
L'arbitro di seconda base Joe Brinkman afferrò Brett, che continuava ad agitarsi selvaggiamente nel tentativo di liberarsi.
"La cosa peggiore che avvenne fu Joe Brinkman che mi afferrò", disse Brett. “Perché non avrei colpito Tim McClelland. Voglio dire, andiamo! Ogni volta che vedo Timmy, mi dice: 'Cosa avresti fatto? Sono alto 6 piedi e 5, e peso 260 libbre. Ho i parastinchi e ho una mazza in mano!'”
Considerazioni
Martin stava aspettando di fare questa mossa da un po'. Qualcuno nel club - probabilmente Nettles - aveva notato la resina di pino sulla mazza di Brett all'inizio di quella stagione. Ma se hai intenzione di usare quella regola, non la usi su un groundout al secondo.
L'occasione perfetta si presentò nell'homer di Brett al nono inning.
"Se avessi battuto un doppio, non avrebbero detto nulla", disse Brett. "Stavano aspettando che facessi qualcosa di importante."
L'homer - e l'istrionismo che ne seguì - sicuramente scatenò il dramma. Ma il dramma era solo all'inizio.
Cosa successe dopo
La partita era finita. O così pensavano gli Yankees.
I Royals non avrebbero accettato questa sconfitta per 4-3 senza combattere.
Gaylord Perry, non estraneo alle accuse di scorrettezza su un diamante da baseball, strappò la mazza dalle mani di McClelland e si diresse verso la clubhouse.
"All'improvviso, sentiamo questo putiferio nella clubhouse", disse Black, che continuava a guardare incredulo dalla clubhouse con il ghiaccio sulla spalla e una birra in mano. “Ed ecco che arriva Gaylord, e noi gli diciamo, 'Cosa stai facendo?'
"E lui dice, 'Stiamo nascondendo la mazza.'"
L'intero staff arbitrale entrò nella clubhouse dei Royals, chiedendo che le prove fossero consegnate.
“E Gaylord dice, 'Che mazza? Di cosa stai parlando?'” ricorda Black.
Inutile dire che gli arbitri alla fine la mazza la recuperarono e la consegnarono all'ufficio del presidente della Lega americana Lee MacPhail. Ma questa non è l'unica corrispondenza che l'ufficio della lega ricevette da quella partita: i Royals presentarono una protesta ufficiale.
MacPhail stabilì che il fuoricampo di Brett non avrebbe dovuto essere annullato dalla regola 3.02, MacPhail decise che si doveva ripartire da quel punto. Fissò la data per la ripresa della gara del 24 luglio, dal punto del fuoricampo, che si doveva tenere il 18 agosto.
Ma mentre era stata fissata una data, nacquero nuovi problemi .
Tre fan intentarono una causa contro gli Yankees in cui sostenevano che i loro biglietti del 24 luglio dovevano valere per l'ingresso alla ripresa del 18 agosto: invece il club richiedeva un pagamento separato per l'ammissione allo Yankee Stadium il 18 agosto.
Il 16 agosto, due giorni prima della prevista ripresa del gioco, la Corte Suprema di New York emise un'ingiunzione contro la ripresa della partita. Ma nel pomeriggio del 18 agosto, la divisione d'appello della Corte Suprema di New York revocò l'ingiunzione : dichiarando "Si giochi la partita".
La sentenza del tribunale fu emessa a seguito delle strenue obiezioni degli Yankees che erano, ironia della sorte, dalla parte dei tifosi querelanti poiché un'ingiunzione per risolvere la questione del biglietto significava un ulteriore ritardo nella ripresa della partita.
Tuttavia, nonostante Steinbrenner abbia chiamato il famigerato avvocato e faccendiere politico Roy Cohn per rappresentare il club - tra le persone importanti rappresentate o assistite da Cohn nel corso degli anni c'erano il senatore Joseph McCarthy, il magnate immobiliare e futuro presidente Donald Trump e capi mafiosi tra cui John Gotti - i Royals e gli Yankees avrebbero giocato a baseball quel giorno!
Così i Royals, che avrebbero dovuto andare a Baltimore per aprire una serie con gli Orioles il giorno dopo, fecero una deviazione e si diressero verso New York.
"Dan Quisenberry, avrebbe lanciato il nono quando la partita sarebbe ripresa", disse Black. “Quis era molto nervoso sull'aereo perché sapeva che avrebbe lanciato. "non vai mai al campo da baseball sapendo per certo che lancerai. È stato un disastro per settimane dopo quel fatto".
Quisenberry, che due anni dopo avrebbe chiuso Gara 7 dell'ALCS per mandare i Royals alle World Series, era nel bel mezzo di un periodo di sei stagioni durante le quali guidò l'AL nelle parate cinque volte. Era tra i migliori della lega, ma questo era un territorio inesplorato, una buona metafora dell'intera saga di Pine Tar Game.
Dopo che l'aereo dei Royals atterrò a Newark, NJ, i giocatori che erano nel roster il 24 luglio e non erano stati tolti - o espulsi - dal gioco salirono su un autobus per il Bronx per il "primo lancio" alle 18:00.
Cibo italiano, un mancino in seconda base e un lanciatore in campo esterno.
"Sono stato espulso dal gioco", disse Brett. "Così io e Larry Ameche -- il figlio di Don -- andammo in un ristorante italiano vicino all'aeroporto."
Don Ameche era un famoso attore cinematografico degli anni '40 -'80. Suo figlio, Larry, era il rappresentante TWA dei Royals. Lui e Brett cenarono al ristorante italiano mentre guardavano la ripresa del Pine Tar Game in televisione.
Al campo da baseball, la scena era surreale.
"Non c'era praticamente nessuno allo Yankee Stadium", disse Black (il numero di spettatori ufficiale fu di 1.245). “Di solito quando l'autobus arriva, ci sono persone ovunque e c'è questa energia ovunque. Fu tutto molto strano."
Ecco come finì la "Pine Tar Game".
Martin protestò contro il ricorso dei Royals, che ebbe successo, in tutti i modi che gli venivano in mente, sia silenziosi che vocali.
La protesta silenziosa apparentemente arrivò sotto forma della formazione che mise in campo. Martin decise di inserire il suo prima base/outfielder esordiente, Don Mattingly (un difensore e battitore mancino) in seconda base, e il suo lanciatore mancino All-Star Ron Guidry all'esterno centro del campo.
"Non sapevo perché dovevo essere in seconda", disse Mattingly, che sarebbe diventato uno dei più grandi giocatori del decennio. "Non so se era solo Billy che si faceva beffe del campionato o cosa."
Mattingly non era nervoso per questo. In effetti, credeva in se stesso.
"Oh, ho giocato in seconda tante volte prima di arrivare ai campionati più importanti", ha detto il nove volte vincitore del Gold Glove Award in prima base. “Quando ero giovane, lanciavo con entrambe le mani. Ho giocato interbase e terza base nella Babe Ruth League".
Non sarebbe stata l'ultima volta che Mattingly giocasse in una posizione che nessuno avrebbe mai immaginato in una partita della Major League. Il 29 agosto 1986, Mattingly giocò in terza base contro i Mariners al Kingdome, iniziando anche un doppio gioco 5-4-3 nel quinto inning.
Se Martin stava "sfidando il campionato", lo stava facendo senza sostituire completamente il diamante.
Ma c'era un'altra mossa teatrale che Martin aveva nella manica prima che il "primo lancio" venisse effettuato.
Mentre il nuovo lanciatore degli Yankees, George Frazier, iniziava a scaldarsi, l'organista dello Yankee Stadium, Eddie Layton, suonò una canzone che aveva imparato proprio per quel momento: "The Trail of the Lonesome Pine". (Il sentiero del pino solitario)
Alle spalle di Frazier era scesa in campo la silenziosa protesta di Martin. Ora era giunto il momento che le continue lamentele di Martin venissero trasmesse a voce.
Lo staff arbitrale per la ripresa del gioco non era lo stesso del procedimento del 24 luglio. Quindi Martin, ben consapevole di ciò, fece tirare a Frazier su ciascuna base prima di uscire lui stesso dalla panchina per affrontare gli arbitri.
Dal momento che gli arbitri non erano presenti quando Brett colpì il famoso homer, non avrebbero visto con i propri occhi se Brett avesse effettivamente toccato ciascuna base mentre girava.
Ma la reputazione di Martin lo aveva preceduto a tal punto che l'ufficio della lega era pronto.
"Quindi [l'arbitro] Dave Phillips tirò fuori una dichiarazione giurata firmata dagli arbitri della partita interrotta" che Brett aveva toccato tutte le basi, disse Black.
Brett, guardando tutto questo in televisione dal New Jersey, rimase sbalordito dalla lungimiranza della lega. "Era incredibile che ci avessero pensato prima del tempo", disse.
Finalmente arrivò il momento di giocare a baseball. E dopo tutto quello sviluppo... il gioco finì in meno di 10 minuti. i Royals vinsero, 5-4.
Conclusione
Il Pine Tar Game divenne sia un vantaggio che un lieve fastidio per George Brett.
Dal 15 ottobre 1980 al 23 luglio 1984, Brett era noto per due cose: colpire una palla da baseball meglio di quasi chiunque altro al mondo e avere le emorroidi.
Nel bel mezzo di Gara 2 delle World Series del 1980, Brett dovette abbandonare la gara contro i Phillies a causa di una riacutizzazione della condizione. E nessuno gli avrebbe permesso di dimenticarlo. Fino a quel giorno di fine luglio del 1983, quando qualcosa di molto più strano oscurò quel problema.
"È incredibile quante volte vai a una firma su un documento o qualcosa del genere e ti dicono: 'Ehi, puoi scrivere Pine Tar Game e July 24, 1983 lì sopra?'", disse Brett. "Giochi per 20 anni e sei ricordato per una cosa. Io che ho battuto più di 3.000 valide e sono ricordato per quell'unico fatto. Ma potrebbe essere peggio."
Brett sarà sempre uno dei più grandi battitori di tutti i tempi, con una targa Hall of Fame a Cooperstown per dimostrarlo. Sarà anche sempre ricordato per la sostanza appiccicosa sulla sua mazza che ha portato a un momento nel tempo che tutti possiamo vedere istantaneamente nella nostra mente con la menzione di quattro parole: Pine Tar Game
Paolo Castagnini
Tratto da un articolo di Manny Randhawa su MLB.com
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