tratto da ESPN
I Texas Rangers avevano appena conquistato il trofeo delle World Series che Bruce Bochy era lì ad abbracciare tutti i suoi giocatori, e più di tutti l’interbase Corey Seager che non finiva di ringraziare il suo manager per quanto aveva fatto. Poi è iniziata la consegna delle T-shirt e dei cappellini ed è stata la prima volta che Bochy si è mostrato annoiato. Vi sono due cose per cui Bochy sarà ricordato nella storia del baseball. La prima è che lui è tra le Eccellenze dei manager nella storia del baseball, forse il migliore. Le sue due squadre in San Francisco e Texas hanno quattro titoli delle WS degli ultimi quattordici anni; un record di 6-0 in gare “vinci e perdi tutto”; e uno sbalorditivo record di 17-4 in gare in cui le sue squadre ha avuto l’opportunità di aggiudicarsi il titolo come ha fatto in Gara 5.
L’altra è che Bochy ha una circonferenza della testa molto accentuata per cui i suoi giocatori e gli amici lo prendono spesso in giro. Generalmente agli scherzi lui si diverte ma tutto ciò che voleva in quel momento era un cappello che finalmente potesse indossare senza sembrare ridicolo. Per questo ci sono voluti vari tentativi dopo di che, quando finalmente lo ha trovato, ha ripreso ad abbracciare i suoi giocatori ben consci di quanto lui aveva fatto dopo la stagione precedente quando avevano vinto solo 68 partite.
Tutti hanno riconosciuto il suo valore oltre al coraggio e alla determinazione che ha avuto nell’accettare di venire ai Rangers, cosa che in molti prima di lui avevano rifiutato. E’ stato un percorso incredibile. Molto semplicemente, il modo in cui ha gestito lo staff lanciatori in Gara 5 è stato quello di avere fiducia in Eovaldi sapendo che sarebbe stato in grado di uscire dai pasticci, e lo ha fatto limitando i Diamondbacks a battere 0x9 con corridori in posizione punto nelle prime cinque riprese. Poi ha utilizzato Chapman per un paio di battitori prima di affidarsi a Sborz nell’ottavo. Valutato a fondo il modo in cui stava lanciando, ha lasciato Sborz sul monte anche per il nono evitando di utilizzare il suo closer Jose Leclerc.
Non c’era nessun ordine dal reparto degli analisti. Quando il GM Chris Young, che aveva giocato per Bochy, lo assunse, ebbe a dirgli subito che gli avrebbe lasciato carta bianca nel gestire la squadra, e così ha fatto Bochy per tutto il campionato fino alla postseason: Guardare. Reagire. Gestire.
Agll'inizo degli anni 90, Randy Smith era il responsabile del settore giovanile dei San Diego Padres e aveva avuto modo di osservare da vicino il lavoro che Bochy faceva con la squadra nelle minors. Smith aveva notato che Bochy aveva un modo inusuale e molto avanzato nel comprendere i lanciatori, come gestirli e come saper interagire con il resto dei giocatori. Tutto questo probabilmente grazie al suo ruolo di ricevitore che lo aveva formato diventando un leader naturale, uno che sapeva dare una pacca sulla spalla quando serviva, ma anche rimproverare un giocatore se necessario. Spesso affrontava le situazioni con umorismo, sicuro della sua confidenza ma mai arrogante. Smith all’epoca gli riferì che semmai gli fosse presentata l’opportunità, avrebbe voluto Bochy come suo manager.
L’occasione avvenne nel 1994, ma vi erano degli ostacoli da superare. Tom Werner, proprietario dei Padres, aveva messo in vendita la squadra e per qualsiasi operazione di mercato ci sarebbe voluto il benestare di entrambi i contraenti, sia del venditore che del compratore. E come spesso succede, non tutti erano d’accordo sul nome di Bochy. Smith riuscì in seguito ad avere la meglio approfittando di un caso di simile omonimia. Uno dei nuovi proprietari diede l’ok pensando che Smith si riferisse a un certo Bruce Bochte dei Baltimore Orioles.
Sono passati 28 anni da allora e Bochy non ha mai deluso con le sue squadre. Dei Rangers e dei Giants si conoscono le gesta, ma pochi forse ricordano come Bochy portò i SD Padres a disputare le WS nel 1998 contro gli Yankees, una serie terminata 4-0 per i Bombers, ma tutte le gare furono di una intensità unica. Una gara fu addirittura decisa da un mancato strikeout trasformato poi in un grand slam.
Dopo che i Rangers avevano perso rispettivamente 102 e 94 gare nelle due precedenti stagioni, il proprietario Ray Davis aveva dato carta bianca a Young per fare tutto ciò che era possibile per fare dei Rangers una squadra vincente. La prima mossa di Young fu di spendere mezzo milione di dollari in contratti per Seager, Semien e Jon Gray, e l’anno successivo aggiungendo lanciatori del calibro di Eovaldi e deGrom. E come Smith, Young sapeva perfettamente chi avrebbe voluto per guidare la squadra, quel qualcuno era appunto Bruce Bochy uno dei pochi se non l’unico in grado di trasmettere una CULTURA VINCENTE.
Le parole di Torey Lovullo, manager dei Dbacks sono molto eloquenti: “Quando giochi contro Bochy, a priori sai che difficilmente commetterà errori per come gestisce il lineup e i lanciatori, è sempre sul pezzo, riesce ad intuire le situazioni prima degli altri, e se ha la possibilità di buttarti giù dalla torre, lo fa senza pensarci due volte”.
Come quasi tutti i manager, Lovullo consulta continuamente i fogli che ha a disposizione dove sono riportate una infinità di informazioni e statistiche riguardanti i suoi giocatori e gli avversari. Ma se guardi nel dugout dove c’è Bochy, spesso lo vedi seduto con le braccia conserte senza togliere mai lo sguardo da cosa fanno i suoi giocatori in campo. Non è che esclude totalmente i numeri, ma lui, Old School Manager, vede cosa succede e agisce di conseguenza.
Per esempio, nelle Division Seires contro Baltimore, Bochy aveva mandato sul monte il rookie mancino Cody Bradford che in campionato aveva registrato un PGL di 5,30. Il piano era di tenerlo sul monte per un inning, ma considerato che non aveva concesso nulla agli avversari, lo ha tenuto in gara per 3,2 riprese non concedendo nessun punto. Per Bochy è stata un facile decisione, Bradford stava lanciando bene e lo ha lasciato in partita.
Prima di gara 5 delle World Series, Bochy aveva intuito che Lovullo avrebbe utilizzato per la maggior parte, lanciatori destri e così ha deciso di inserire due mancini, Seager e Carter, uno dopo l’altro. Una piccola accortezza, ma che gli avversari hanno ritenuto di fondamentale importanza. Il primo punto di Gara 5, infatti, è avvenuto su valida di Seager seguita da un doppio di Carter e valida di Garver.
“E’ incredibile”, ha dichiarato Bochy a fine gara con la sua voce baritonale, “come questi ragazzi hanno saputo cambiare il loro percorso in così poco tempo!”.
Se lo chiedeste a Seager, Semien o a Randy Smity, state certi che la penserebbero esattamente al contrario.
Frankie Russo
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