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Scelta sociale o business? -#14

 

di Michele Dodde

Il baseball nella città di Kansas City ha una storia tutta particolare tanto da far iniziare il testo con la desueta frase: “C’era una volta…” Si, perché la città del Missouri tra le contee di Jackson, Clay, Platte e Cass fu dapprima sede dei “Kansas City Monarchs”, la franchigia più longeva nella storia della Negro National Baseball, particolare Lega che, sbertucciando gli integralisti razzisti che volevano il gioco monopolio solo dei bianchi, già a partire dal 1885 con la franchigia afroamericana “Cuban Giants” si era fatta conoscere ed apprezzare nell’organizzazione di diversi campionati che poi, dopo il celebre avvento di Jackie Robinson nel 1947, incominciarono a sfumare sino ad esaurirsi nel 1958.

 I Monarchs, assemblati nel 1920 da J.L. Wilkinson, primo proprietario bianco, ironia della sorte, ma prima di tutto ingegnoso tra i migliori uomini d’affari dell’epoca, furono promotori di diverse iniziative sociali tra cui quelle di istituire particolari giornate dedicate alle famiglie quali “Ladies’ Day” e “Kids’ Day” ma soprattutto, al fine di consentire ad un più vasto pubblico di lavoratori di assistere alle partite, ebbero l’idea, a partire dall’inizio di marzo del 1930 a Lawrence Kansas, di varare un campionato da svolgere in gare notturne. 

La squadra aveva sistemi di illuminazione che potevano essere trasportati anche sull'autobus quando la squadra giocava in trasferta. Le luci, genialmente, erano alimentate da generatori portatili e fissate a pali retrattili. 

 

Questa è stata la prima squadra a giocare regolarmente a baseball sotto la luce artificiale con ben cinque anni d’anticipo prima che l’idea di gare in notturna fosse adottata anche da squadre della Major League Baseball.

 

La nuova modalità quindi incrementò in modo considerevole i profitti di JL Wilkinson tale da rendere la franchigia una delle più redditizie nella Negro National League.

 

Nel 1956 i Monarchs furono acquistati dall’imprenditore Ted Rasberry che, pur mantenendo in atto logo e denominazione di “Kansas City Monarchs”, trasferì la squadra nella città di Grand Rapids, capoluogo della contea di Kent nello stato del Michigan. 

 

Il trasferimento di certo fu causato dalla insofferenza di coabitare con la franchigia degli “Athletics” trasferitasi a Kansas City da Philadelphia.

 

Era capitato che nel 1954 un magnate immobiliare di Chicago, tale Arnold Johnson, avendo molti interessi economici nel baseball, decise di acquistare il 12 ottobre del 1954 i “Philadelphia Athletics”, società nata nel 1901 in orbita dell’American League, e che decidesse poi di trasferire nel 1955 la squadra nella città di Kansas City divenendo “Kansas City Athletics”. Narrano giustamente le cronache che la nuova dislocazione riguardò esclusivamente un aspetto finanziario a favore della società che aveva previsto un’affluenza annuale allo stadio di almeno un milione di spettatori. Ed in effetti in quella prima stagione gli spettatori furono 1.393.054. 

Tuttavia, nonostante Johnson avesse stipulato una interna sinergia con gli Yankees di New York e che fosse ben visto dagli appassionati per aver reso Kansas City una città dove si giocava un baseball da Major League, gli scarsi risultati raggiunti ben conditi da più di cento sconfitte in quattro anni e dopo la sua improvvisa morte, la squadra fu messa in vendita ed il 19 dicembre del 1960 fu acquistata dal noto impresario Charlie Oscar Finley che, dopo diverse scelte atte ad incrementare l’investimento attuato, il 18 ottobre del 1967 trasferì gli “Athletics” in quel di Oakland, in California , dove giocano tuttora come “Oakland Athletics”.   

 

E’ stato così che per dare una sua personale svolta politica e sportiva nei confronti della città rimasta priva di un qualitativo riferimento del gioco del baseball, il senatore dello Stato del Missouri Stuart Symington coinvolse prima Ewing Kauffman, un eminente uomo d’affari della città nel settore farmaceutico, a fondare una squadra che specchiasse i desideri degli appassionati e poi i dirigenti dell’American League nel proporre Kansas City quale idoneo sedime di una squadra professionista in ambito del programma di espansione.

 

La squadra venne così velocemente assemblata grazie a diversi favorevoli prestiti progettati dal suo primo direttore generale Cedric Tallis che tra gli altri scelse l'esterno centro Amos Otis, futura prima stella della squadra, il prima base John Mayberry, che fornì la potenza, il seconda base Cookie Rojas, l’interbase Fred Patek, il battitore designato Hal McRae oltre a sviluppare una rispondente scuola nella quale saranno formati futuri lanciatori stellari quali Paul Splittorff, Dennis Leonard e Steve Busby.

 

Con questa giusta mentalità di investire su giovani giocatori, i Royals costruirono una base fondamentale per il successo futuro ed andarono a debuttare sotto l’ombra delle ali del logo dell’American League l’8 aprile del 1969 battendo i Minnesota Twins per 4-3 al 12esimo inning.

Ma chi scelse la denominazione “Royals” per la franchigia ?. Una corrente di pensiero delinea che il nome scelto era un silenziose omaggio alla squadra dei Monarchs, tanto per restare in ambito nobiliare, e d’altra parte il logo ufficiale della squadra, realizzato dall’artista Shannon Manning, è uno scudo sormontato da una corona d’oro tutto in campo blu con all’interno le lettere “KC”, un’altra orrente di pensiero, più accreditata e verosimile, dichiara invece che la denominazione è scaturita a seguito di un concorso che coinvolse oltre 17.000 concorrenti. Vinse l’ingegnere Sanford Porte che così andò a chiosare: "La nuova squadra di baseball di Kansas City dovrebbe essere chiamata “Royals” sia per magnificare il reddito da miliardi di dollari che procura il bestiame del Missouri e sia per la posizione di Kansas City come principale mercato di stoccaggio e alimentazione della nazione ed infine per la parata e lo spettacolo “reale” americano conosciuti a livello nazionale".

 

 La squadra divenne in breve tempo competitiva, raggiungendo i playoff per sette volte dal 1976 al 1985, vincendo due titoli delle World Series, 4 di Lega e 7 di Divisione guidata da stelle come George Brett, Frank White, Willie Wilson e Bret Saberhagen. mantenendosi sempre su buoni livelli fino alla metà degli anni novanta.

 

Tuttavia ebbe solamente una stagione con un record positivo tra il 1995 e il 2012. Per 28 stagioni consecutive poi, tra il titolo del 1985 e il 2014, i Royals non si sono qualificati per i playoff della Major League Baseball. La loro bacheca tuttavia si onora di avere ben 27 personaggi tra giocatori, manager e dirigenti inseriti nella Hall of Fame.

 

Michele Dodde

 

 

 

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Commenti: 1
  • #1

    Rosa Mariano (lunedì, 04 marzo 2024 14:29)

    Caro Michele, ogni volta che leggo un tuo articolo mi stupisco per i dettagli e particolari che tu riporti.
    Anche in questo, mi sono sentita spettatrice, per quanto sei riuscito a coinvolgere, grazie alla tua narrazione .
    Grazie