Le World Series sono finite e naturalmente, in special modo alla TV, sono state commentate da esperti, tifosi amanti del gioco del baseball ed anche dai suoi praticanti e tra questi ultimi, una simpatica sorpresa è stata ascoltare la voce di Samuel Aldegheri. Samuel Aldegheri, classe 2001, come sa ogni fan di baseball italiano che si rispetti, ha esordito come lanciatore partente, nel 2024, nelle Major League con gli Angels di Los Angeles e si è fatto rispettare. Sul suo esordio si sono spese giustamente tante parole, tanti articoli ed io arrivo buon’ultima, sfruttando quanto Aldegheri ha commentato durante Gara 1 delle World Series tra i Dodgers di Los Angeles e i New York Yankees e conclusasi, agli extra innings con la vittoria dei losangelini.
Di Aldegheri, i commentatori statunitensi hanno messo in evidenza, tra l'altro, il fatto che provenga dalla città di Romeo e Giulietta, perché il nostro è veronese e di Verona è anche uno dei più grandi lanciatori di sempre della Fortitudo Baseball di Bologna, vale a dire Federico Corradini: si vede che, da quelle parti, "saltare i fossi per la lunga", come si dice a Bologna, si fa anche lanciando le palle da baseball.
Ad ogni modo Samuel che dev'essere una persona molto quadrata, riservata e comunque capace di tener viva l'attenzione del suo interlocutore, ci ha detto diverse cose su di sé e non solo.
Intanto si è descritto come un lanciatore che non ha una fastball particolarmente veloce, perché ha una media di 93 miglia orarie (che comunque, per me, sono pur sempre 149 km/h, mica cotiche!) e che, come rookie, si affida completamente al suo catcher, quando lancia, sfruttando le indicazioni che riceve via auricolare da quest'ultimo che a sua volta usa un "palmare", che ha sulla coscia. Ormai il baseball, che resta sempre un gioco, è arrivato ad un livello di raffinatezza informatica e di avanguardia statistica tali, che davvero lascia senza parole: solo le traiettorie dei lanci e le battute possono a questo punto fare la differenza spettacolare, perché tutto è sempre più curato e preventivamente studiato.
Aldegheri poi ha detto molte altre molte cose interessanti, come per esempio il fatto che non gli piaccia la regola del "tiebreak", che abbiamo in Italia per disputare gli extra inning e che, anche per me, insieme alla partita di sette innings, è un modo per stravolgere il gioco, facendone una sottospecie e poi mettendoci a parte del fatto che negli USA si sta pensando ad una nuova regola, tale per cui il lanciatore partente dovrà stare sul monte e non potrà quindi essere sostituito prima di sei innings o comunque almeno 100 lanci, a meno che non si infortuni. Insomma! Mi pare un po' pesante come prospettiva perché, se il partente non è in giornata, può mandare "in vacca" tutta la partita e già il fatto che attualmente ogni lanciatore debba comunque affrontare almeno tre avversari, mi pare più che sufficiente, ma si vedrà.
Tornando alla partita sempre commentata da Aldegheri, è stato interessante vedere andare in battuta, nel line up subito dopo Aaron Judge, che non è andato granché bene, in queste world series, Giancarlo Stanton.
Stanton è sicuramente molto bravo, ma questa è un'ovvietà e ciò che lo rende davvero interessante è questo nome italico "Giancarlo" con cui lui vuole assolutamente farsi chiamare, perché alla nascita, pare che si chiamasse solo Michael Cruz; inizialmente credevo si chiamasse davvero Giancarlo, perché nato qui da noi quale figlio di un appartenente alle forze armate statunitensi di stanza in Italia, in qualche Base militare USA e quindi in omaggio al Bel Paese. E invece no, perché pare che Stanton, venuto qualche anno fa in Italia, insieme ad altri compagni di gioco, abbia talmente apprezzato come suonavano i nomi Gianluigi, Gianpaolo e così via da volersi far chiamare in tal modo, a meno che, in realtà non sia stata proprio la mamma del piccolo Stanton a chiamarlo così in onore del grande attore italiano Giancarlo Giannini ... non si sa, non si sa.
Ad ogni modo è bellissimo sentire il jingle che sottolinea ogni suo HR, vale a dire: "Giancarlo, non si può stopparlo!" detto in perfetto (o quasi) italiano dal decano dei commentatori degli Yankees, ossia John Sterling!
Fa morir dal ridere, ma a ridere sono sicuramente più i tifosi degli Yankees, che gli avversari di questo gran giocatore che anche nelle attuali World Series comunque ha detto la sua ed onorato il suo mantra.
Allegra Giuffredi
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