I Piedi Neri

Samuel Aldegheri tra i ragazzi del Verona

di Allegra Giuffredi

I “Piedi Neri” (Blackfeet) non sono una rievocazione dei Pieds-noirs algerini, bensì una squadra di baseball che specialmente negli anni dal 1974 al 1988 ha giocato a livello agonistico e poi a livello amatoriale, nella Bassa bolognese, in quel di San Pietro in Casale, paese di circa dodicimila anime, molto concentrato, con il suo bel Campanile, il Municipio e dove si mangia e si compra davvero bene: andare per crederci! E sabato 16 novembre 2024, ci sono andata, come peraltro faccio di solito, perché nella bellissima Biblioteca dedicata a Mario Luzi, uno dei più grandi poeti italiani, più volte candidato al Nobel, vi è stata la presentazione del libro “I Piedi Neri della bassa bolognese. L’improbabile saga del baseball a San Pietro in Casale” scritto da Giuseppe Guerrini con prefazione di Giuliano Barigazzi.

Durante la presentazione l’Autore ha dialogato con l’Avvocato Maurizio Ferlini, che mi ha regalato tutti i corsivi che troverete nel prosieguo e che tra l’altro, ecletticamente, è il frontman, della band “Formentera Lady”, le cui musiche hanno fatto da sottofondo ai video vintage della squadra di baseball di San Pietro in Casale, loro dedicati.

In un’atmosfera decisamente radiosa e simpatica c’erano praticamente quasi tutti i giocatori della  squadra dei Balckfeet sul cui nome tornerò, ma vediamo da chi era composta: Luigi Bove (Lanciatore) Pietro Cerioli (Ricevitore), Marco Corticelli (Esterno sinistro) Paolo Corticelli (Seconda base) Davide Dondarini (Prima Base), Paolo Evangelisti (Esterno destro) Giuseppe Guerrini (terza base) Claudio Manfredini (Esterno centro) Maurizio Mattioli (Esterno centro) Massimo Perrone (Prima base) Stefano Valzania (Interbase); a questi giocatori, si aggiunsero Dario Dondarini, Gianluca Terzi e Paolo Terzi.

 

I Balckfeet, come si può immaginare si sono chiamati così per omaggiare il coraggio dei nativi americani e non certo per prenderli “in giro”, come si pensa accada negli Usa, dove per questo cambiano i nomi alle squadre e la loro storia; la storia dei nostrani Balckfeet, inizia il 31 marzo del 1974, quando sul miglior campo da calcio della provincia di Bologna, sito appunto a San Pietro in Casale, inizia la fase “eroica” della locale squadra di baseball, con grande scorno del custode di quel campo, vale a dire Lino Orsini, vero “Drago della Colchide” di quel terreno e che non sopportava i giocatori delle “basse balle” come usava chiamare il “batti e corri”, ma tant’è, perché costretto dal Comune, Orsini permise ai giocatori di giocarci sopra, in Serie D, dove tutto ebbe inizio.

 

Gli anni passano spensierati e “cazzuti”, perché i Balckfeet non mollavano mai e cercavano sempre di stare “attaccati ai maroni” degli avversari, tanto che, con grinta e accanimento, arriva pure la prima vittoria, contro l’Anedom (Modena al contrario) per 26 a 22.

 

Nel 1975 entra in squadra Daniele Gamberoni che, come lanciatore, elimina al piatto ben 118 battitori in una sola stagione, ed era talmente bravo, che, quando per caso sbagliava, la squadra rimaneva così sorpresa, da “fare errore”.

 

Assieme ai momenti belli ci sono stati anche momenti tragici, come la morte di Umberto Valmarana, lanciatore del Sasso Marconi che morì ad appena diciassette anni, colpito da un fulmine, mentre era sul monte di lancio e poi quello che viene ricordato come l’episodio che cambia per sempre il vissuto e la percezione sportiva della squadra, poiché il 13 aprile del 1980, Marco Corticelli fu letteralmente aggredito da un giocatore del Longbridge, durante quella che possiamo chiamare una provocazione della squadra bolognese che dalla sconfitta, a due innings dalla fine per 6 a 4, vinse per 16 a 6!!

Il 1980 peraltro è anche l’anno in cui si crea la squadra femminile di softball e quello in cui i Balckfeet cambiano il nome in Siksika che alla maniera algonchina e quindi alla maniera dei nativi americani significa: uomo dai piedi neri.

 

Altri cambi di nome vi furono, così come serie e stagioni anche internazionali, perché la squadra sanpierina, si dotò di giocatori americani, ben tre, e negli anni dall’84 all’86 affrontò anche diverse trasferte, in quella che potremmo dire essere oggi una sorta di Euro Lega di baseball.

 

A Vienna, ci fu addirittura del tifo di stampo caraibico, con il bravo e ricorrente Corticelli che fu ribattezzato “brazo flaco”, così come Munari “Mano blanca” per via del guantino, dal pubblico locale fatto evidentemente da entusiasti immigrati del centroamerica; ma il massimo avvenne in quel di Nizza, dove i giocatori sanpierini e le loro famiglie furono accolti dalla squadra locale in un albergo di ultima categoria, dotato di bidet al centro della stanza, cosa alquanto insolita, non solo, perché il predetto sanitario non è proprio della cultura igienica transalpina e nordica in generale, ma soprattutto perché il bidet era per legge detenuto nei bordelli, ad uso delle prostitute e il bagno era in comune.

Un gran bordello, non c’è che dire! 

 

Ed a parte qualche dama bionda, più che bianca di coppiana memoria che mai può mancare, il gioco è continuato tra leghe improbabili come quella del “maiale”, se ho ben compreso, perché in sostanza si giocava per andare a mangiare, prendendo in prestito la terra rossa, un po’ dove capitava, campi da tennis compresi … iniziando così quello sviluppo amatoriale e la parabola che ancora continua con quello che ora si può chiamare, attingendo dal gergo rugbystico, il terzo tempo con i senatori.

 

Per chiudere, si può dire che il baseball sia sempre e comunque conosciuto come un oggetto strano, dalle regole bislacche, come si può leggere nella definizione di strike e di doppio gioco, se non anche di base intenzionale: roba da psichiatria! Ma, caro Avvocato, noi siamo proprio così: innamorati “pazzi del baseball”!

E allora Go Balckfeet! Go San Pietro in Casale e Go Baseball! 

 

Allegra Giuffredi

 

 

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