Metti una sera a teatro

di Allegra Giuffredi

Di recente sono andata a vedere teatro lo spettacolo “Quando un musicista ride”, dove Elio delle “Storie Tese”, al secolo Stefano Belisari, insieme ad altri musicisti interpreta canzoni surreali dal repertorio di Cochi e Renato, Jannacci ed altri grandi artisti degli anni ‘60 e ’70. Durante lo spettacolo, ad un certo punto, nell’eloquio di Elio si favoleggia di una “gallina”, da cui poi la famosa canzone a lei dedicata e tale per cui “la gallina non è un animale intelligente …”, ma che Elio, nell’introdurla, finge di non ricordarne il titolo e quindi comincia a dire un sacco di parole che iniziano con la “G” e tra queste salta fuori, pensate un po’: “Galarraga”, con l’aggiunta “… quello del baseball, ricordate?”. Figurati tu, se tra il pubblico, a parte me e il mio devoto marito, c’era qualcuno che si ricordava di Galarraga, ma come sempre il baseball compare di soppiatto nella vita di tutti noi e allora vediamo di chi stiamo parlando. Ma prima due parole su Elio e il suo amico e collega Faso uniti, oltre che dalla musica, anche dalla passione per il baseball.

Ad ogni modo, veniamo ad Armando Galarraga (1982).

Ebbene, come credo molti ricorderanno, Galarraga è diventato famoso dopo un clamoroso errore arbitrale, nel 2010, quando ancora non c’era la possibilità per il manager di chiedere la “prova TV” e il baseball era davvero più vero, perché sbagliare rende più umano ciò che adesso, nell’era della VAR e non solo, ci sembra ormai intollerabile.

 

Galarraga, all’epoca lanciatore dei Detroit Tigers, stava giocando per la “partita perfetta”, quando cioè, chi lancia, non concede neanche una base nell’arco della nove riprese lanciate: il massimo per un lanciatore; qualcosa che resta negli annali del baseball e fa fare quello switch storico nel batti e corri, perché da quel momento si assurge all’Olimpo del baseball.

 

Nessuno avrebbe potuto togliere a Galarraga questo risultato, a parte la chiamata arbitrale che in questo caso, arrivò al nono inning, con già due eliminati.

 

In pratica, il giocatore degli allora Cleveland Indians, Jason Donald, batté una rimbalzante, correndo verso la prima base, dove l’improvvido Arbitro di Prima, tale Jim Joyce, lo dichiarò salvo, lasciando di stucco Galarraga che invece lo aveva chiaramente eliminato, assistito in prima base da Miguel Cabrera.

 

Ovviamente, tutto lo stadio rumoreggiò e tutti i giocatori, Donald compreso, si misero le mani nei capelli; il Manager di Detroit, Jim Leyland uscì dal dugout per fare l’unica cosa che poteva fare, ossia farsi dare qualche spiegazione da Joyce, che in quel momento rimase irremovibile.

 

In seguito, dopo aver visto le immagini, Joyce comprese l’errore e anche a seguito di “minacce di morte” ricevute, perché purtroppo usava ed ormai usa così, si scusò con Gallaraga, il quale invece molto sportivamente non fece una piega, né sul campo, né successivamente, quando commentò che “Nessuno è perfetto”, dando un esempio plastico di ciò che dovrebbe sempre accompagnare lo sport e ancor di più un gioco, vale a dire il “fair play” che ormai non esiste più, soppiantato, in qualsiasi sport, da vere e proprie sceneggiate.

 

Go Galarraga e Go Elio! E Buone Feste!

 

Allegra Giuffredi