
Era il 30 settembre del 2024 quando la ferale notizia della scomparsa di Peter Edward Rose, poi Pete Rose, giunse inaspettata ai tifosi dei Reds e con essa si inasprì la diatriba se ancora fosse no o sì idoneo alla sua induzione nella Hall of Fame del baseball statunitense. Nel dubbio comunque resta la sua straordinaria partecipazione al gioco del baseball che in lui ha avuto un eccellente precursore a partire dall’impareggiabile etica profusa nel portare innovazioni alla preparazione atletica sino alla leggendaria passione per il gioco stesso.
Pochi giocatori nella storia del baseball incarnano lo spirito del gioco come Pete Rose. Conosciuto come "Charlie Hustle", guida incessante di Rose, l'impareggiabile etica del lavoro e la passione per lo sport lo hanno reso una vera leggenda dei Cincinnati Reds e della Major League Baseball. Nonostante le polemiche che hanno oscurato la sua carriera, la sua eredità come uno dei più grandi giocatori che abbiano mai indossato la divisa dei Reds è innegabile.

Peter era nato il 14 aprile 1941 a Cincinnati, Ohio, una città in cui il tutto nel tutto era solo ed esclusivamente il baseball e dunque egli non solo fu appassionato dal gioco ma dimostrò subito di avere un incredibile talento per questa disciplina sportiva tanto da essere subito ingaggiato, dopo aver dimostrato le sue qualità nei campionati giovanili, dalla squadra della sua città natale, i Cincinnati Reds, nel 1960 e nel 1963, a 22 anni debuttò in major league, affermandosi rapidamente come un giocatore chiave per i Reds divenendone poi una carismatica icona grazie al suo personale stile di gioco a tutto campo come correre in prima base sulle basi su ball, scivolare a capofitto nelle basi e tuffarsi per ogni palla a terra giocando poi sia in seconda base che esterno ed anche terza base.
Da quell’anno, quando conquistò il premio di Rookie of the Year della National League, la sua carriera coincise con l’epoca d’oro per la squadra dei Reds che fu soprannominata "The Big Red Machine". Fu anche detto che “gestito da Sparky Anderson, il lineup dei Reds era pieno di futuri talenti della Hall of Fame, tra cui Johnny Bench, Joe Morgan e Tony Pérez. Ma anche in una compagnia così d'élite, Rose era la scintilla che faceva girare il motore”.
Il palmares che delinea ben Pete Rose consta di significativi record quali avere realizzato 4.256 valide, aver giocato in 3.562 gare e acquisito 14.053 “at-bat” che attestano la sua indiscussa capacità di giocare sempre a un livello così alto, per un periodo di tempo così lungo, grazie alla sua abilità, etica del lavoro e amore per il gioco.
Amorevolmente o meno a Pete fu dato il soprannome di “Charlie Hustle” e la sua configurazione, secondo il libro del 2024 " Charlie Hustle: The Rise and Fall of Pete Rose, and the Last Glory Days of Baseball " di Keith O'Brien, nasce dai primi collegamenti tra Rose e "hustle" sulla carta stampata vergati da Earl Lawson, un giornalista sportivo del Cincinnati Post, che nel 1963 elogiò il suo stile di gioco senza esclusione di colpi scrivendo: "Hustle è il secondo nome del giovane Pete".
Oscuro e triste invece è stato il risvolto della medaglia: Pete Rose nel 1989 a seguito di una inchiesta di “Sports Illustrated” fu indagato in merito a cospicue scommesse sulle partite di baseball, comprese quelle che coinvolgevano i Cincinnati Reds, mentre era un giocatore e manager. Questo scandalo gli ha causato la radiazione a vita dal baseball e la particolarità etica che lo hanno reso non meritevole di essere indotto, nonostante il suo contributo al gioco, nella Hall of Fame di Cooperstown.
La storia di Pete Rose è una storia di trionfi e polemiche, ma soprattutto è la storia di un uomo che ha dato tutto ciò che aveva per il gioco che amava. Come Cincinnati Red, ha consolidato il suo posto come uno dei più grandi giocatori nella storia di questo sport. Mentre le sue azioni fuori dal campo hanno suscitato dibattiti, i suoi successi sul campo hanno lasciato un segno indelebile nella Major League Baseball. Per i fan del gioco, Rose sarà sempre ricordato come "Charlie Hustle", il cuore e l'anima della Big Red Machine.

Ma quasi per copia conforme anche nel baseball italiano si è evidenziato un altro Pete Rose. Il suo nome? Ruggero Bagialemani, anch’egli vissuto a Nettuno, una cittadina che dialoga in osmosi con il baseball a colazione, pranzo e cena con l’appendice del tè alle cinque. Il palmares di Bagialemani, ben sintetizzato da “Il Museo del Baseball” recita che “… dopo tutta la trafila nelle squadre giovanili nettunesi, Bagialemani esordisce a 15 anni in A1 in un Nettuno-Novara del 1978. Gioca per 22 stagioni consecutive a Nettuno vincendo 4 campionati italiani, 2 Coppe Italia, 2 Coppe Ceb, 2 Coppe Campioni e 2 Supercoppe europee. In 1003 partite giocate ha battuto 1338 valide (record assoluto con la stessa squadra), con 863 RBI, 98 HR, per una media vita di .339. Ha vinto anche il guanto d’oro in 14 occasioni (4 da terza base, 10 da interbase). Nel 2002 a distanza di 3 anni dall’ultima partita è entrato come pinch hitter a Modena per l’ultimo turno in carriera. Dopo un anno da direttore tecnico nel 2001, diventa il manager l’anno successivo centrando subito la finale persa con il Rimini. Perderà altre tre finali scudetto, tutte a gara 7. Vince l’European Champions Cup del 2008 e la Coppa Italia 2011. Ha una breve parentesi al Grosseto come manager nel 2010, ma l’anno dopo torna subito a Nettuno dove resta fino al 2013. Il Nettuno nel 2014 ha ritirato la sua maglia numero 20. Nel 2016 entra nello staff della nazionale tedesca e dal 2020 sarà in quello dei P.O italiani, Ha esordito in nazionale diciannovenne nel campionato del mondo disputato in Corea del Sud. Ha giocato 18 anni consecutivi in azzurro vincendo 4 campionati europei, partecipando a tre Olimpiadi, cinque Intercontinentali e sette mondiali. Miglior giocatore d’Europa nel 1989, Bagialemani detiene il record di presenze nella nazionale azzurra, ben 195, con 209 valide e una media vita di .310” e dunque ben in sintesi con i meriti per essere indotto nella Hall of Fame del baseball italiano poiché egli stesso è stato un uomo che ha dato tutto ciò che aveva per il gioco che amava.

Purtroppo nell’immaginario collettivo non si riescono a cancellare i fatti che lo hanno coinvolto in un fatidico 10 ottobre 1999 in quel di Rimini durante la finale del campionato italiano del 1999. Al termine dell’incontro Rimini-Nettuno che assegnò il titolo di Campioni ai romagnoli, avvenne che Bagialemani fosse trascinato in una sanguigna violenza nei confronti dell’umpire in chief della gara, causandogli, tra l’altro, la frattura di tre costole e che per tale episodio gli fosse sancita dal Giudice Unico la squalifica di tre anni condonata poi di sei mesi dall’allora Presidente Federale.
Ecco allora che i due segmenti, colpevole o innocente, meritevole e non meritevole, hanno acceso molti spunti meditati tutti però bloccati dinnanzi al regolamento per l’induzione nella Hall of Fame italiana che delinea tra i criteri di scelta che un atleta può essere indotto solo se “non ha subito provvedimenti disciplinari per violazioni regolamentari federali che hanno comportato squalifiche o inibizioni di durata complessiva superiore ad un anno”.
Ecco allora che nominalistiche interpretazioni etiche fanno sì che questi due eccezionali giocatori, due innegabili personaggi che hanno calcato i diamanti, sono diventati loro malgrado due indiscutibili icone e che tale però resteranno solo nei ricordi delle proprie società e nei cuori dei tifosi poichè non si troverà mai posto per le loro placche nelle rispettive Hall of Fame.
Michele Dodde
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Maria Luisa Vighi (venerdì, 28 febbraio 2025 10:30)
..la cittadina che dialoga in osmosi con il baseball a colazione, pranzo e cena...Straordinaria immagine indimenticabile di Michele Dodde
Ruggero Bagialemani (venerdì, 28 febbraio 2025 14:25)
Bello l'articolo,grazie ma io non ho rotto 3 costole all'arbitro, è vero quei maledetti 5 minuti di follia hanno condizionato tutta la mia vita post carriera per quello che poteva essere e non è stato,molte persone ci hanno giocato e a molte ha fatto comodo,io ho dato soltanto un calcio,ci sono le immagini rai a documentare tutto,quella per me sarebbe stata l'ultima partita in carriera,ero all'epoca campione d'Italia, d'Europa ed avevamo conquistato per la prima volta un quarto posto ai campionati del mondo disputati in Italia e proprio con una mia battuta valuta contro l'Australia ci ha permesso di entrare per la prima volta in una semifinale mondiale,invece sono bastati 5 minuti per rovinare tutto,non sono mai stato perdonato pur chiedendo scusa a tutti, è vero in parte quello che lei dice che forse non entrerò mai nella hall of fame ma mi permetta di affermare che se non ci sono io non laerota nessuno perché mai nessuno potrà cancellare quello che io ho fatto in campo e solo una politica ipocrita mi ha negato la gioia di esse insieme ai miei compagni di squadra che si sono guadagnati come me l'immortalità nel mondo del baseball,saluto tutti cordialmente,sperando che il nostro gioco torni ai livelli del passato�❤️⚾
Michele Dodde (venerdì, 28 febbraio 2025 14:45)
Caro Ruggero, non ci conosciamo personalmente ma entrambi abbiamo ed amiamo sempre sia il baseball sia il softball. Quanto affermi è il certo impatto affettivo che ti onora. Ciò che posso affermare comunque è che le regole andrebbero interpretate e qualche volta superate per una valutazione oggettiva. Purtroppo come sai non sono più il responsabile della HoF della FIBS ma invito la futura Commissione a formalizzare un'azione di pacificazione ad ampio respiro dando visibilità ed armonia all'insieme di ciò che avvenne.
A te un saluto di stima e simpatia.
Paolo Bossi (venerdì, 28 febbraio 2025 17:46)
Bravi tutti e due, Ruggero e Michele, per schiettezza e saggezza nei toni. Condivido.
Anna (venerdì, 28 febbraio 2025 18:37)
Michele Dodde restituisce un'immagine vera di ciò che è successo e cioè che 2 CAMPIONI hanno scritto la Storia, nel BENE e nel male, ma sempre la Storia hanno scritto.
ludovisi franco (venerdì, 28 febbraio 2025 22:23)
Sono stato indotto nel 2009 nella HOF Italiana. Credo con merito essendo stato un vero "Pioniere" del nostro gioco. Nella mia vita da giocatore ricordo con chiarezza di aver subito una squalifica almeno semestrale. Poi, dato il mio carattere piuttosto polemico, molte, molte altre squalifiche di durata inferiore, ma che potrebbero fare arrivare il periodo "fuori" al fatidico anno. Come va interpretata la regola che parla di "complessivamente" e non "ininterrottamente" quando si riferisce alle sospensioni subite? Se controllando quanto da me affermato oggi si riscontrasse una somma di squalifiche superiori all'anno verrei "buttato fuori" dalla HOF? Se anche ciò avvenisse sarei contento lo stesso di essere in compagnia di Ruggero Bagialemani anche in questo campo!
Vittorio Vighi (sabato, 01 marzo 2025 10:19)
All' ultima partita si è "vendicato"di tutti i torti subiti dagli arbitri �
ludovisi franco (sabato, 01 marzo 2025 11:33)
Quando leggo certi commenti mi passa la voglia di commentare.
Rosa Mariano (domenica, 02 marzo 2025 09:21)
Caro Michele con il tuo articolo restituisci onore e valore a due campioni del baseball.
Un ulteriore tassello dell'enorme puzzle nell'universo del baseball e del softball.
La tua simpatica e sicuramente calzante definizione della città di Nettuno mi ha non poco divertita, facendomi scoprire consuetudini "gastronomiche" del luogo, sino ad oggi da me conosciuto unicamente per la statua del Dio Nettuno.
Grazie Michele per la tua qualità di porre il "fattore umano " sempre al primo posto nei tuoi articoli.
Rosa Mariano (domenica, 02 marzo 2025 09:27)
Preciso: " Fattore umano" inteso come la complessità degli aspetti umani che appartengono ad ogni grande campione
Judith Testa (domenica, 02 marzo 2025 15:50)
I have read that trump is planning to PARDON Pete Rose and thus make him eligible for the Hall of Fame.
Francesco (lunedì, 03 marzo 2025 09:06)
Peccato che Trump non fa mai niente perché pensa che sia giusto, ma solo perché gli conviene
Beppe Guilizzoni (mercoledì, 05 marzo 2025 15:11)
Ma se il Presidente Fibs di allora ritenne opportuno ed equo ridurre la squalifica di Ruggero a sei mesi ( e quindi inferiore ai termini della norma federale ) perche' la Federazione non utilizza lo stesso metro di giudizio per ammettere Ruggero nella HoF ,come da lui ampiamente meritato ?