Ezio Cardea ha proposto sui siti di Mybaseball e Baseballmania alcune riflessioni personali inerenti la “postura” dell’Ufficiale di Gara chiamato a giudicare i lanci, la sua enfasi di voce e la gestualità relativa. Sono riflessioni che fanno scaturire diverse considerazioni tutte tese a migliorare qual muto dialogo tra umpire e pubblico. In effetti, già quando il baseball aveva lasciato i principi di amatorialità e con gli umpire John Gaffnev, chiamato “honest” per bravura tecnica, che fu il primo a giudicare i lanci posizionandosi dietro il ricevitore, e Ben Young che fu il primo a concepire una congeniale divisa (pantaloni e camicia “blue” da cui il nomignolo degli umpire in slang) ed a scrivere il primo codice di etica con il canovaccio di una mitica meccanica a due, fu solo nel 1905 che l’umpire Cy Rigler inventò i segnali, ovvero i gesti che avrebbero indicato al pubblico il giudizio attuato in quanto si evidenziò già da allora la necessità di indicare al pubblico la decisione presa senza ombra di dubbio alcuno.
Sunto tratto da due articoli di ESPN di Jayson Stark e Doug Mittler
Lo shift difensivo è ormai all’ordine del giorno, ma quali sono le reazioni dei battitori che lo devono affrontare. Per i primi 120 anni della storia del baseball, gli interni si sono pressoché schierati sempre alla stressa maniera, indipendentemente dalle tendenze del battitore. Ma otto anni fa i Tampa Bay Rays spostarono l’interbase dall’altra parte del sacchetto di seconda quando affrontavano David Ortiz. Oggi, considerata la quantità di tecnologia a disposizione, tutte le squadre adottano il loro personale modo di usare lo shift, ed in particolare contro i potenti battitori mancini.
Soluzione? Battere in campo opposto. O, come affermava Wee Willie Keeler, che ha una targa nella Hall of Fame, la chiave del successo è battere la palla dove non ci sono difensori.
E’ fuori discussione che nel baseball più si gioca e meglio è. Più partite si fanno e più bravi si diventa. E’ invece usanza in Italia quella di fare molti allenamenti e poche partite. Un Campionato giovanile si limita a 12/16 partite ogni anno, ad esclusione delle società più attive che partecipano a tornei.
Se si pensa che la maggior parte delle squadre giovanili inizia l’attività in ottobre i calcoli sono presto fatti: 9 mesi a 2 allenamenti settimanali significa 72 allenamenti e 12 partite, un assurdo!